Responsabili dei centri di accoglienza come pubblici ufficiali che notificano il responso delle commissioni per i richiedenti asilo. È una delle norme del decreto Minniti sull’immigrazione che viene contestata dagli operatori dell’accoglienza. “Ostacolano il nostro lavoro e pretendono di renderci controllori sociali”. Lanciata la campagna #IoDiserto.
Operatori dei centri di accoglienza contro i decreti Minniti-Orlando
Non solo i Cpr (i nuovi Cie), non solo la gravissima abolizione del secondo grado di giudizio per i ricorsi sui dinieghi alle domande d’asilo, non solo sezioni speciali nei tribunali per occuparsi delle pratiche relative all’immigrazione, non solo lavoro coatto e gratuito. Il decreto Minniti sull’immigrazione prevede anche la trasformazione dei responsabili delle strutture di accoglienza in pubblici ufficiali. A loro, secondo il piano del governo, spetterebbe di comunicare ai richiedenti asilo l’esito della commissione territoriale.
Ad opporsi a queste ed altre norme sono gli operatori dell’assistenza che, lo scorso 8 aprile, hanno svolto un’assemblea nazionale a Roma, nel corso della quale hanno puntualizzato la loro contrarietà al decreto.
“Il nostro lavoro è già difficile di suo, viviamo nella contraddizione e ci confrontiamo quotidianamente con le storie, le speranze e le difficoltà dei migranti – racconta ai nostri microfoni Alessandro, operatore bolognese – Questo decreto peggiora il nostro lavoro, arrivando anche ad incrinare il rapporto di fiducia tra noi e gli ospiti dei centri di accoglienza, garantito dalla terzietà della nostra figura“.
Con la riduzione delle garanzie processuali e l’aumento dei dinieghi, inoltre, il decreto rischia di vanificare il faticoso percorso intrapreso dagli operatori, che lavorano all’inclusione sociale e lavorativa dei migranti. Il rischio è che, ad esempio, dopo aver imparato l’italiano e trovato un lavoro, le persone si ritrovino senza documenti.
L’infelice ciliegina sulla torta è rappresentata proprio dalla funzione di pubblico ufficiale che dovrebbero interpretare i responsabili di struttura. “Non siamo gendarmi, non siamo controllori sociali, ma operatori sociali“, osserva Alessandro.
L’assemblea di Roma e i vari coordinamenti territoriali formatisi in queste settimane vogliono dire a gran voce che c’è un limite oltre il quale gli operatori non sono disposti a scendere e che il decreto Minniti ha valicato quella soglia.
Per questo motivo è stata lanciata la campagna #IoDiserto, il cui primo appuntamento è stato ieri, in piazza Montecitorio, con un presidio che ha “accompagnato” la discussione e il voto sul decreto alla Camera.
La campagna, come si evince dal nome, punta inoltre a boicottare nel lavoro quotidiano gli aspetti più gravi e lesivi dei diritti umani della legge e la confusione di ruoli che genera.