La situazione dei profughi che tentano di entrare in Europa è sempre più drammatica. Dopo le ultime stragi e i nuovi sbarchi di migranti l’Ue ha fissto per il 14 settembre una riunione d’emergenza. Ricciardi: “l’idea di un’Europa come fortezza si è dissolta, ora la partita si gioca al suo interno”.
Emergenza Migranti simbolo del fallimento della politica sulla migrazione
Per l’ennesima volta i leader dell’Unione europea si trovano a fare i conti con quella che si ostinano a chiamare “emergenza”, e rispetto alla quale continuano a sbattere la testa contro un muro. Lo stesso muro che si trovano di fronte i profughi che tentano di raggiungere la Sicilia, o la Grecia, o quelli che attraversano la rotta dei Balcani, così come i tanti che ancora sono bloccati a Ventimiglia e a Calais. Il nuovo appuntamento per fare i conti con una situazione sempre più drammatica avrà luogo il prossimo 14 settembre a Bruxelles, quando si terrà una riunione d’emergenza per “rafforzare la risposta europea”. Viene il sospetto che insieme a questa “risposta”, ad essere sbagliata sia anche la domanda, dal momento che gli ultimi anni e ancor di più gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da politiche e misure emergenziali che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione.
“Era da aspettarselo, che la pressione migratoria sarebbe aumentata si sapeva e non può essere ancora considerata un’emergenza – spiega Maurizio Ricciardi, docente di Filosofia Politica all’Università di Bologna e membro del Coordinamento Migranti – La grande novità di quello che sta accadendo è che la partita non si gioca più sui confini, ma dentro l’Europa. L’Europa ha pensato per anni di poter gestire ai suoi confini meridionali il movimento migratorio, ma questa politica è fallita. Così come è fallita l’idea di un’Europa come una fortezza, questa idea si è dissolta“.
Ricciardi entra poi nel merito della sua analisi: “Si è pensato di trattare i migranti come una presenza transitoria, che potesse essere poi espulsa quando non ce n’era più bisogno come forza lavoro, adesso i movimenti dei migranti hanno dimensioni e intensità tali che non si può più fare quel ragionamento. Uno dei motivi del fallimento è quello di aver considerato i profughi come soggetti di bisogno – prosegue il professore – gente che ha bisogno di un qualche sussidio, mentre queste sono migrazioni ben più ampie, persone che quando arrivano devono trovare un posto dentro la società europea“.
La questione dell’immigrazione, insomma, si sposta sempre di più dai confini all’interno dell’Europa, come una partita sull’idea della cittadinanza europea. In questo contesto si colloca il tentativo della Gran Bretagna di chiudersi anche rispetto ai migranti comunitari. Il ministro dell’Interno britannico, Theresa May, ha annunciato l’intenzione di mettere mano alla libera circolazione nell’Ue, permettendo l’ingresso in Gran Bretagna solo a chi possiede un lavoro. “È l’ultimo atto delle politiche fallimentari degli ultimi vent’anni – ragiona Ricciardi – Considerare le persone in movimento come qualcosa che si possa controllare e bloccare e possa essere utilizzato facendo finta che il movimento dei migranti non esista”.
L’immagine dell’Unione europea è sempre più quella di un coacervo di egoismi e interessi nazionali, come testimonia l’accordo di giugno sulla ripartizione obbligatoria dei migranti che sbarcano sulle coste dei Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo. “L’accordo di giugno è rimasto tale solo sulla carta, chi doveva prendere i profughi si è badato bene dal farlo – sottolinea Ricciardi – L’Ue arriva sempre dopo perché le sue politiche migratorie fanno parte del quadro più ampio delle politiche neo liberali in Europa. Siccome la questione migranti viene trattata solo dal punto di vista del pareggio di bilancio, dei costi, dei benefici immediati, senza nessuna attenzione alla prospettiva futura, è evidente che si tratta costantemente non solo di inseguire un fenomeno che ha assunto dimensioni enormi, ma che non c’è nessuna registrazione del carattere quantitativamente nuovo di questa situazione. Un fenomeno dovuto sì alla guerra, ma che ha cause ben più profonde, e sarebbe aumentato di intensità in ogni caso“.
Secondo il docente, quindi, “è un problema di contenuti della politica, il modo che hanno di trattare le migrazioni non è diverso dal modo in cui hanno trattato la crisi greca, ovvero pensando solo a quanto si può risparmiare per gestire la situazione. Dublino II semplicemente non c’è più, non è più gestibile, perché pensato per una situazione completamente diversa. Se la politica migratoria è solo una politica di repressione e di controllo, che si trasforma in problema di ordine pubblico, che non dice che ha potentemente a che fare con i mercati del lavoro, i livelli dei salari, eccetera, difficilemnte verranno a capo del problema – afferma Ricciardi – È facile dire che le migrazioni ci sono a causa dei trafficanti, in realtà semplicemente c’è una quantità enorme di gente che si muove e cerca tutti i modi per farlo, anche a rischio della vita. Non si possono avere crisi di coscienza quando muoiono, se l’unico modo che viene lasciato per muoversi è la barca o il tir“.