Sono già 201 i migranti morti nel Mediterraneo di cui si ha notizia dall’inizio del 2021. Le ultime 41 vittime accertate riguardano il naufragio avvenuto sabato 20 febbraio nel Mediterraneo centrale. Fra i dispersi, secondo le testimonianze raccolte da Unhcr e Oim ci sono 3 bambini e 4 donne, tra cui la mamma di un neonato portato in salvo a Lampedusa.
Per porre fine alle stragi di persone che cercano di raggiungere l’Europa, il Centro Astalli chiede alle istituzioni di attivare operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e che chi si trova in transito in Libia venga immediatamente evacuato.

Ricerca e soccorso in mare, l’appello del Centro Astalli

«Chiediamo a istituzioni nazionali e sovranazionali di attivare operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale – scrive il Centro Astalli in un comunicato – ci si impegni a salvare chi rischia di morire in mare e si conduca in un porto sicuro».
Il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia sottolinea che non soccorrere i naufraghi e rimandare i migranti in Libia è contrario alle convenzioni internazionali in vigore in tutti i paesi Ue oltre che ai basilari principi di umana solidarietà.
Le politiche europee, invece, sembrano essere più concentrate sul controllo dei confini nel tentativo di fermare i flussi migratori.

«È una situazione che va avanti da molti anni – afferma ai nostri microfoni Donatella Parisi del Centro Astalli – Noi sono vent’anni almeno che contiamo i morti d’immigrazione che cercano di arrivare in Europa».
La situazione non è certo migliorata negli ultimi tempi, quando le operazioni di ricerca e soccorso si sono rarefatte e quando le ong presenti con proprie imbarcazioni hanno spesso trovato ostacoli dalle autorità. La pandemia e le politiche migratorie europee, però, non riescono a fermare le migrazioni, poiché le persone fuggono da guerre e situazioni di povertà estrema.

Il centro gesuita, però, chiede anche che si intervenga sulla situazione libica. In particolare, si chiede al Governo italiano che chi si trova in transito in Libia venga immediatamente evacuato. «Si tratta infatti di uomini e donne che subiscono sistematicamente detenzioni illegittime, violazioni e torture di cui portano segni indelebili – sottolinea Parisi – Noi stessi nel nostro servizio di assistenza certifichiamo le torture e ascoltiamo i loro racconti. Una soluzione è possibile, perché si parla di poche migliaia di persone, che si potrebbero ripartire tra i Paesi europei».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DONATELLA PARISI: