Era latitante da trent’anni, ma non è riuscito a superare il “record” dei 38 anni di Bernardo Provenzano. Questa mattina, a Palermo, è stato arrestato il boss latitante Matteo Messina Denaro.
Il mafioso è stato incastrato dai motivi di salute che da tempo lo affliggevano e che lo hanno portato a frequentare una clinica medica a Palermo, luogo in cui i carabinieri lo hanno raggiunto per mettergli le manette.

Messina Denaro, finisce la latitanza dell’ultimo degli stragisti

A ricostruire ai nostri microfoni la figura di Messina Denaro, i crimini per cui è stato condannato, i traffici in cui è invischiato e anche le coperture che ha avuto per una lunga latitanza è Aaron Pettinari, giornalista e caporedattore di Antimafia 2000.

Chi è Matteo Messina Denaro?

«È il boss, latitante di Castelvetrano, condannato a vari ergastoli in via definitiva per le stragi nel ’93, e in primo grado anche per le stragi del ’92 uno degli autori del delitto del piccolo Giuseppe di Matteo, il bimbo poi sciolto poi nell’acido dopo due anni di prigionia. Era ricercato da trent’anni e quindi parliamo di uno che secondo gli investigatori, secondo i collaboratori di giustizia che hanno raccontato di lui, della sua latitanza protetta, era il custode dei segreti delle stragi di stato. Una figura sicuramente molto importante che fino a oggi si può considerare il padrino più importante in libertà della mafia».

La sua latitanza è durata 30 anni, com’è stato possibile?

«Ne abbiamo avute tante di latitanze longeve, questa non aveva ancora battuto il record di Bernardo Provenzano che era arrivato a 38 anni, invece aveva battuto Totò Riina di cui ricorreva proprio ieri il trentennale d’arresto. Com’è possibile? Gli investigatori e i magistrati della Procura di Palermo parlavano di una rete di protezione molto importante, fatta di uomini di finanza e uomini della massoneria, uomini anche della politica. Quindi una latitanza protetta, grazie a rapporti di altissimo livello, con ambienti soprattutto del trapanese. Questo è ciò che emerge dalle varie indagini.
Certo, negli ultimi anni le forze dell’ordine avevano sempre di più stretto la morsa attorno al latitante arrestando svariati fiancheggiatori. negli ultimi mesi c’erano stati degli importanti arresti, tra cui un soggetto che in passato era emerso essere uno dei suoi fedelissimi, Franco Luppino, e magari è proprio da quel tipo di indagine che si sono ottenute importanti informazioni per arrivare alla cattura di oggi».

Nella sua latitanza è stato registrato anche all’estero, in Spagna, oggi però l’arresto è avvenuto a Palermo e Messina Denaro sostanzialmente è stato incastrato per motivi di salute

«Questo è il dato più inquietante. La prima cosa è il fatto che appunto viene arrestato in Sicilia, a Palermo dove, contrariamente a quanto dicono e sostengono alcuni, faceva affari. In realtà aveva dimostrato di avere contatti strettissimi con diverse famiglie mafiose e addirittura Messina Denaro negli ultimi anni aveva emesso anche una condanna a morte nei confronti di un magistrato come Antonino Di Matteo, membro del Consiglio Superiore della Magistratura oggi, e protagonista delle indagini sulla Trattativa Stato-Mafia.
Messina Denaro è stato preso oggi in una clinica alla Maddalena, in centro a Palermo, per motivi di salute. Gli stessi motivi di salute che da tanto erano stati segnalati da un soggetto che aveva favorito la latitanza dei fratelli Graviano, e che intervistato qualche tempo fa aveva dichiarato addirittura che stava molto male e che molto probabilmente, per questa malattia, si sarebbe fatto prendere. Questi sono degli elementi che stiamo cercando di ricostruire pezzo per pezzo. Non ho dubbi che quella di oggi è stata un’operazione di polizia molto importante, ma da qualche tempo c’era chi diceva che appunto era molto malato aveva delle difficoltà nel muoversi, nel portare avanti gli affari. Questo è un dato che è molto inquietante e che bisognerà certamente capire».

L’arresto di Messina Denaro che colpo infligge alla criminalità organizzata nel nostro paese?

«In questo momento è sicuramente un colpo importante, non mi sento personalmente di dire che è un colpo decisivo, perché la mafia è un fenomeno che resiste da oltre 150 anni e cambiano le teste, ma ancora non è stata sconfitta. Abbiamo visto Riina, Provenzano, Matteo Messina Denaro oggi. Sicuramente è importante che sia stato arrestato l’ultimo stragista, l’ultimo superlatitante in libertà. Detiene tantissimi segreti ed è su questi che bisogna andare a colpire, oltre che sui denari, tanti, che Messina Denaro e altri ancora oggi hanno. Per fare un esempio: abbiamo arrestato Riina trent’anni, fa ma ancora oggi non è mai stato trovato il tesoro di Riina».

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