Dopo settimane di battage il momento è arrivato: oggi è il cosiddetto Black Friday, la giornata in cui gli esercizi commerciali praticano sensibili sconti sulle merci per agevolare l’acquisto. Una giornata del consumismo che è diventata una moda anche nel nostro Paese, ma che ha come contraltare il lavoro povero, che spesso si annida negli stessi posti in cui quelle merci vengono prodotte ed è alla base degli sconti che le multinazionali e gli esercizi commerciali riescono a praticare.
Per questo, oggi Adl Cobas scende in piazza a Bologna in una giornata di mobilitazione contro il lavoro povero e in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne.

No al lavoro povero: la mobilitazione di Adl Cobas durante il Black Fridays

«A noi del Black Friday non ce ne frega nulla, noi vogliamo avere delle paghe che ci consentano di acquistare beni di prima necessità quando ne abbiamo bisogno». Così Cecilia Muraro di Adl Cobas sintetizza il senso dell’iniziativa di quest’oggi.
Un’iniziativa che è anche in difesa del reddito di cittadinanza, che ora si trova sotto attacco da parte del governo Meloni, che lo ha ridotto nella legge di Bilancio e si prepara a cancellarlo del tutto nel 2024.
«Il reddito di cittadinanza è un ammortizzatore sociale imprescindibile – osserva Muraro – sia per chi non riesce a trovare lavoro, ma anche per chi percepisce paghe troppo basse».

Ed è dunque il tema del lavoro povero a tenere banco, con contratti nazionali multiservizi che prevedono retribuzioni lorde pari ad appena 7 euro o il part time involontario praticato in diversi settori che non consente di portare a casa il necessario per vivere.
A peggiorare il tutto c’è la catena degli appalti, ad esempio nella logistica dove negli anni si sono registrate molte lotte che sono l’altra faccia della medaglia del Black Friday. «Spesso lo sconto del 15% si ottiene con lo sfruttamento dei lavoratori in appalto, i cui diritti vengono compressi», osserva la sindacalista.

Ma l’appalto è una cattiva pratica anche degli enti pubblici nella gestione dei servizi socio-sanitari. Ed è per questo che Adl Cobas oggi porterà in piazza la “Carta dei diritti di operatrici e operatori sociali” che ha elaborato, chiedendo al Comune di sottoscriverla, impegnandosi a reinternalizzare i servizi.
«Chiediamo intanto un riconoscimento dell’importanza del lavoro sociale in sè – spiega Muraro – Nel concreto parliamo di salario, parliamo di straordinari, parliamo di bandi e di sicurezza sul lavoro». Ma il punto focale del documento è, appunto, la reinternalizzazione dei servizi sociali: «Vogliamo che la committenza si renda conto e si prenda in carico le condizioni economiche e lavorative di chi porta avanti il welfare di questa città».

ASCOLTA L’INTERVISTA A CECILIA MURARO: