Si intitola “Solidarietà al popolo afgano – Corridoio umanitario subito” la manifestazione organizzata per lunedì prossimo, 23 agosto, a Bologna. Alle 18.00 in piazza Nettuno si troveranno quante e quanti chiedono che l’Italia e l’Europa apra subito alla possibilità per le cittadine e i cittadini afghani di uscire dal Paese tornato nelle mani dei talebani e ottenere asilo politico.
A promuovere la manifestazione è Jan Nawazi, classe 1989, cittadino afghano che da anni vive a Bologna ed è impegnato nella ristorazione, in particolare col ristorante Kabulagna.

La manifestazione per i corridoi umanitari dall’Afghanistan

Ai nostri microfoni Jan racconta la sua storia: «Io sono un rifugiato politico e sono arrivato a Bologna, la città che mi ha accolto, 15 anni fa come minore non accompagnato. Scappavo proprio dai talebani e in questi anni pensavo che le cose fossero cambiate, migliorate, invece non è così».
Jan, che ha aperto il primo ristorante afghano in Emilia-Romagna, non crede al fatto che i talebani siano cambiati. Il volto moderato che hanno mostrato l’altroieri in conferenza stampa non si concilia con ciò che sta avvenendo nelle strade, con già i primi morti afghani.

Al presidio che si terrà lunedì hanno già aderito Amnesty International, Ya Basta, Tpo, Làbas e il suo Ambulatorio di salute popolare. Realtà che sono impegnate anche sulla rotta balcanica per prestare assistenza ai migranti, in buona parte proprio afghani.
«Dopo 20 anni di occupazione militare – si legge nell’appello che indice la manifestazione – gli Stati Uniti e gli alleati della Nato, tra cui l’Italia, si sono ritirati dall’Afghanistan abbandonando il paese nel caos. Domenica 15 agosto i talebani hanno riconquistato il paese, costringendo presto la popolazione a sottostare alla legge della Sharia».

«La guerra in Afghanistan è stata l’ennesimo risultato delle politiche neocoloniali occidentali che si nascondono dietro parafrasi come lotta al terrorismo, esportazione della democrazia e missioni di pace, distruggendo e destabilizzando il paese e l’intera regione», continua il testo.
Poi un riferimento all’atteggiamento europeo: «Dopo il 2015 e la cosiddetta crisi migratoria che ha messo in discussione l’Europa, la storia rischia di ripetersi. Un esodo di massa che cercherà con ogni mezzo necessario rifugio dalle violenze del regime talebano. Ad aspettarle c’è un’Europa che continua a rafforza i suoi confini con respingimenti, rimpatri e detenzione delle persone in transito».

Al contrario, chi scenderà in piazza lunedì chiede che stavolta «non un euro nè un soldato deve essere impiegato dall’Europa per bloccare le persone in fuga. Canali d’ingresso sicuri ed immediati devono essere aperti, adesso“. Le istituzioni e le città «assolvano il loro compito – continua l’appello – accogliendo chi è stato abbandonato dai nostri Governi. Esigiamo che la città di Bologna costituisca la differenza in questo momento cruciale e sia d’esempio per molte altre città d’Europa. Apriamo un canale umanitario per le persone in fuga dall’Afghanistan. Per una Bologna aperta e accogliente, per davvero, ora».

Su questo versante qualcosa sembra muoversi. Ieri il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e la vicepresidente Elly Schlein hanno assicurato che il nostro territorio è pronto a fare la sua parte. Diversi sindaci di città emiliano romagnole, inoltre, hanno manifestato disponibilità ad accogliere rifugiati afghani.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha fatto sapere di essere al lavoro con la Prefettura per capire dove collocare i profughi in arrivo dall’Afghanistan.

ASCOLTA L’INTERVISTA A JAN NAWAZI: