Si estendono le posizioni critiche contro il Green Pass. Oltre alla petizione online lanciata a livello nazionale, a Bologna un’assemblea antifascista ha elaborato quello che definisce un “kit di pronto soccorso antifascista contro il nuovo lasciapassare“, con cui ne contesta l’applicazione e invita alla “disobbedienza attiva”.
«Separiamo i discorsi sul Green Pass da quelli sul vaccino – si legge nel sito dedicato all’iniziativa – Il Green Pass non è una cura, ma un documento: uno strumento politico di sorveglianza, una frontiera sui nostri corpi».

Green Pass, il kit dell’assemblea antifascista contro il lasciapassare

In un’infografica, attiviste e attivisti sintetizzano le ragioni della loro contrarietà, a partire dalla schedatura digitale che il documento rappresenta. E viene ricordato che il Consiglio d’Europa ha dichiarato l’importanza di tutelare la libertà vaccinale.
Per l’assemblea, però, il Green Pass è anche un ricatto sociale, in particolare «uno strumento classista che in nome del profitto e non della salute pubblica, ricatta i lavoratori e lede il diritto al lavoro». Una particolare menzione viene riservata alla scuola, dove la narrazione è improntata alla retorica. Sebbene oltre l’80% del personale sia vaccinato, infatti, chi vi lavora viene ancora additatə come fonte di pericolo.

Il grosso della critica si concentra sullo Stato e in particolare sul governo. «Stiamo assistendo al progressivo svuotamento dei processi di governo democratico – si legge nel documento – che hanno visto annullarsi ogni dibattito parlamentare in favore di Dpcm varati in un continuo stato di emergenza: il Green Pass è stato approvato in fretta e furia ad agosto, senza il dibattito parlamentare né alcun confronto pubblico: da antifasciste non possiamo che esserne allarmate».

Il kit sottolinea la responsabilità governativa nelle riaperture forzate a scapito della salute delle persone, l’ingerenza di Confindustria, la negligenza endemica nelle cariche dell’amministrazione pubblica e le responsabilità strutturali del dilagare della pandemia, che ancora non sono state affrontate.
Di conseguenza, «lo Stato deve assumersi tutta la responsabilità, etica ed economica, dell’attuale condizione pandemica e dei possibili effetti collaterali dei vaccini, che non deve ricadere sulle singole persone».
A proposito di vaccini, viene sottolineato che sono ancora sotto brevetto, mentre la ricerca e l’educazione scientifica dovrebbero essere libere e indipendenti da influenze e interessi economici, geopolitici e ideologici.

E ancora: l’assemblea antifascista contesta che si punti tutto solo sui vaccini e sostiene che debbano essere prese in considerazione misure alternative come le cure domiciliari che si sono dimostrate realmente efficaci. Oltre a ciò i tamponi, se richiesti, devono essere gratuiti.
Un punto viene dedicato anche a quella che viene definita “narrazione tossica”: «I mezzi di (dis)informazione hanno soffiato sul fuoco della paura e hanno avvelenato il clima creando una perenne caccia all’egoista untore. Il dialogo esasperato con toni spesso violenti e sensazionalistici ha polarizzato i dibattiti dividendo la società in dicotomie avversarie».

Le indicazioni su come obiettare

Nel documento trova spazio anche uno specchietto in cui vengono date indicazioni su come opporsi al Green Pass. In particolare i punti sono cinque: «Il Green Pass crea discriminazione, quando lo subisci puoi far ricorso», «Fai pressioni sul tuo sindacato affinché prenda posizione contro il Green Pass», «Sono tante le persone che lottano, non sei la sola. In diverse città stanno nascendo opposizioni: la solidarietà è un’arma», «Costruiamo un’opposizione al Green Pass che esuli dal binomio vaccino sì/no, questo lasciapassare ti controlla e lede i tuoi diritti costituzionali anche se sei vaccinatə», «Il diritto al lavoro e all’educazione sono stati conquistati dopo secoli di lotte ed ora sono messi a rischio da questo nuovo lasciapassare».
Infine l’invito «alla cura reciproca, al confronto critico e soprattutto alla disobbedienza attiva: se puoi non fare, non chiedere e non esibire il Green Pass».