Oggi i medici scioperano per ottenere il rinnovo di un contratto che da otto anni è rimasto invariato. A ben vedere, però, la radice di una serie di problemi è la mancanza di personale medico nelle strutture pubbliche italiane, i cui effetti sono in realtà dannosi per ogni abitante di questo Paese. L’effetto di tagli e razionalizzazioni che hanno falcidiato la sanità pubblica.

È stato definito sarcasticamente il Paese delle meraviglie e giustamente, dal momento che in l’Italia i paradossi possono diventare realtà. Un esempio è il paradosso storico di una nazione in cui venti anni di dittatura fascista non hanno escluso che si ritorni a parlare di fascismo ancora oggi. Non meno incredibile è il paradosso che in questo Paese, dove ogni anno migliaia di studenti affrontano il test di selezione per essere ammessi alla scuola di medicina e chirurgia, ci sia in effetti una carenza di personale medico. È questo in fondo la ragione dello sciopero nazionale proclamato dall’intersindacale dei medici per il 12 dicembre, con il motivo ufficiale di un mancato rinnovo del contratto di lavoro da ben otto anni.

Infatti, dalla mancanza di specialisti qualificati nella sanità pubblica derivano una serie di problematiche, di cui si vuole rendere il governo e la cittadinanza consapevoli. Se un medico deve trattare più pazienti nello stesso momento, ci si può aspettare che la sua prestazione sia di qualità minore e questo non risponde al diritto degli stessi pazienti di poter beneficiare di buon servizio sanitario pubblico. Ancora, se non è possibile far fronte facilmente all’assenza di uno specialista, allora diventa una difficoltà da gestire quella di giovani donne e uomini che chiedono la maternità o la paternità, piuttosto che essere un fatto naturale e normale. Altra conseguenza, poi, è il pericolo di non vedere riconosciuto un adeguato periodo di ferie insieme al fatto che, in ogni caso, non si è liberi di poterselo scegliere nell’arco dell’anno.

A questi disagi si aggiunge la beffa di un ritorno economico piuttosto esiguo. Bisogna sfatare il mito che il medico in quanto tale guadagni cifre sopra la media: ci sono specialisti e specialisti, e chi lavora in ambito pubblico fa fronte alle stesse difficoltà che hanno i dipendenti statali di altri settori. L’aggravante nel caso di un medico è che ha a che fare con la vita, sia di persone o di animali, ed i casi di mala sanità non si può escludere che siano dati anche da un sentimento di frustrazione nel proprio lavoro. Non resta allora che mobilitarsi per chiedere alle amministrazioni nazionali e regionali di tornare ad investire nella sanità pubblica, non tanto e non solo per i diritti della categoria in questione, ma per tutta la popolazione italiana.

Marta Campa

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