Secondo la senatrice Francesca Puglisi, per la formazione del governo e l’elezione del presidente della Repubblica il Pd adotterà la stessa linea che ha portato all’elezione dei presidenti di Camera e Senato. E sul referendum bolognese sulla scuola invoca l’intervento dello Stato, ma senza mettere in discussione i soldi alle private.
Dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Laura Boldrini e Piero Grasso, il Partito Democratico deve affrontare ora due nuove sfide. La prima è il tentativo di formare un nuovo governo, la seconda è l’elezione del Capo dello Stato.
“Adotteremo la stessa linea che ha portato all’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento – spiega ai nostri microfoni la senatrice Pd Francesca Puglisi – cercando di ridare prestigio al nostro Paese e fiducia agli italiani”. Nello specifico, il partito avanzerà le sue proposte vedrà come reagiranno le altre forze politiche rappresentate in Parlamento.
No agli scambi. Di fronte alle proposte del Pdl avanzate nelle ultime ore e che prevederebbero una sorta di scambio, con l’elezione di un presidente della Repubblica gradito ai berlusconiani in cambio dell’appoggio ad un governo democratico, il Pd risponde picche. “Non siamo dispobili ad alcuno scambio – fa sapere Puglisi – daremo ascolto solo alla nostra coscienza e al nostro senso di rispetto nei confronti delle istituzioni”.
La senatrice, però, non chiude all’eventualità che le proposte possano convergere sul nome di Massimo D’Alema al Quirinale. “È prematuro parlarne, avanzeremo una rosa di proposte”.
Gli insulti interni. Dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio, però, Bersani e soci si trovano a dover affrontare anche dissidi interni, con i renziani che scalpitano e invocano discontinuità. Vittima del fuoco amico è stata la stessa senatrice Puglisi, che è stata fatta oggetto di insulti da parte di Daniela Turci, consigliera comunale del suo stesso partito a Bologna.
“Con una crisi economica del genere – commenta Puglisi – c’è bisogno di pensare al problema dell’occupazione, della cassa integrazione in deroga che sta per scadere, della corruzione e di altri temi, non certo alle dinamiche congressuali”.
Quel che il Pd ha capito, secondo le parole della senatrice, è di non aver colto tutte le istanze di cambiamento richieste dall’elettorato. Perciò occorre discontinuità.
Il referendum bolognese. La discontinuità evocata dalla responsabile nazionale Scuola del Pd, però, non si misurerà sul tema del referendum sui finanziamenti alle paritarie private, che si voterà il 26 maggio a Bologna. Su questo punto i Democratici rimangono inamovibili e tentano di ribaltare la discussione: “Quel che occorre è un maggiore impegno da parte dello Stato – sostiene Puglisi – che in regioni come le Marche copre l’offerta di scuola dell’82%, mentre a Bologna ha una percentuale minima”. Per questo sta per partire una petizione promossa dal Pd per invocare l’intervento statale, alla quale la senatrice invita tutti, anche i referendari, a partecipare.
Alla domanda diretta se, ottenuto un maggiore impegno dello Stato, l’obiettivo di fondo possa essere il superamento dei finanziamenti alle scuole private, Puglisi precisa che non è contraria ad una rivisitazione del contributo, con regole e criteri diversi, così come avviene in altre città vicine.