Si è svolto ieri pomeriggio al Centro Sociale della Pace di Bologna il secondo incontro del ciclo “Le mani su Bologna”. Al centro dell’appuntamento, intitolato “Il cibo ci mangia”, il tema della foodification, l’esplosione di attività ristorative tanto a Bologna quanto in altre città, che sta provocando profonde trasformazioni urbane e sociali soprattutto dentro i centri storici.
Dopo le introduzioni di Francesco Kaswalder per Pratello R’Esiste e Camilla D’Agostino del Circolo Granma, organizzatori dell’iniziativa, il tema è stato approcciato attraverso due prospettive di altrettanti relatori, la giornalista Sofia Nardacchione e il saggista Wolf Bukowski, moderati dal caporedattore di Zero Bologna Salvatore Papa e dal direttore di Radio Città Fujiko Alessandro Canella.
Foodification e interessi criminali: la registrazione dell’incontro “Il cibo che ci mangia”
Il cibo come merce e la città come monocoltura ristorativa. Sono questi i temi al centro dell’ultimo libro di Wolf Bukowski, intitolato “La merce che ci mangia”. Un’analisi che è utile a comprendere ciò che sta a monte della produzione di cibo, in particolare nel proposito del capitalismo di estrarre valore anche da un bene di prima necessità trasformandolo in merce, e la messa a valore della città, attraverso la turistificazione e la foodificazione, processi funzionali al profitto di pochi, con una gigantesca sperequazione nella distribuzione della ricchezza, che stanno condizionando la possibilità di vivere le città fuori dal consumo e in particolare dal consumo di cibo.
Il capitale è anche al centro dell’analisi di Sofia Nardacchione, giornalista di Libera e co-autrice delle videoinchieste “La febbre del cibo”, che indagano gli interessi criminali nella ristorazione bolognese. Proprio questo settore rappresenta un’ottima occasione per le mafie per riciclare il denaro sporco e per altri reati, con l’esplosione di un settore in città che ha consentito al crimine organizzato di confondersi nella bolgia delle attività ristorative che si sono moltiplicate.
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