Alla fine del 2021, in particolare il 19 dicembre, scadrà la concessione di Hera per la gestione del servizio idrico a Bologna. Il comitato Acqua Bene Comune della nostra città, già protagonista della vittoria referendaria per l’acqua pubblica del 2011, ha lanciato una petizione per chiedere alle istituzioni di cogliere l’occasione e intraprendere un percorso che porti alla ripubblicizzazione.
Acqua pubblica, un appello per la Città Metropolitana di Bologna
L’appello lanciato dai movimenti per l’acqua pubblica parte da alcune considerazioni. Non ultima quella relativa alla pandemia che «ha prodotto accanto alla crisi sanitaria una oggettiva limitazione dei diritti fondamentali e compressione degli spazi di partecipazione democratica», scrivono i promotori. La crisi sanitaria, del resto, «si incrocia con la crisi climatica ed ambientale ed una profonda crisi sociale ed economica».
Per gli appellanti, dunque, «appare ancora più evidente la necessità di difendere i beni comuni e quindi la gestione pubblica e comunitaria dei fattori strategici della vita umana: salute, ambiente, acqua etc.».
Nel testo dell’appello non manca un richiamo al referendum di dieci anni fa, con cui gli italiani scelsero di mantenere pubblica la gestione dell’acqua. Un referendum che servì a fermare i processi di privatizzazione, ma rimase in parte disatteso, poiché i profitti dei privati in bolletta cambiarono semplicemente nome. Oggi c’è un nuovo rischio a causa del Recovery Plan del governo Draghi, che spinge per un’ulteriore privatizzazione del servizio idrico, in particolare al sud.
«Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per la situazione che si profila – sottolineano i promotori – e ribadiamo la necessità di una radicale inversione di rotta per riaffermare il valore umano e universale dell’acqua bene comune».
In particolare le richieste sono tre. Anzitutto la realizzazione di uno studio di fattibilità per l’organizzazione del servizio idrico tramite un’azienda pubblica totalmente controllata dai Comuni. Poi si chiede l’apertura di un percorso democratico di discussione tramite un forum partecipativo che identifichi l’impatto ambientale, sociale ed economico del servizio di una azienda pubblica. Infine si chiede alle Amministrazioni di evitare la scelta della gara europea «che precipiterebbe in una gestione privatistica, scegliendo l’opzione dell’azienda speciale pubblica con la quale i Comuni potranno esercitare la propria responsabilità di rispondere alle esigenze dei cittadini e del territorio».
«Noi abbiamo visto che per esempio a Parigi, dov’è stata ripubblicizzata l’acqua – osserva ai nostri microfoni Andrea Caselli di Acqua Bene Comune Bologna – la sostituzione delle due multinazionali con un’azienda pubblica ha prodotto una riduzione del 7% delle tariffe, un aumento degli investimenti e un’attenzione per l’ambiente e per i lavoratori che vi sono occupati assolutamente di prima grandezza».
ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA CASELLI: