La filosofia a scuola. Il progetto del gruppo di ricerca Farfilò che porta la pratica filosofica nelle scuole elementari e rivela come le domande più profonde sull’esistenza e sull’universo sia nella natura stessa della riflessione umana.

Cosa vuol dire vivere e morire e che senso ha il nostro stare al mondo? E l’universo perché ha avuto inizio? Chi dice cosa è giusto o sbagliato? Sono tutte domande la cui apparente ingenutità disarma chiunque fosse chiamato a rispondere. Sono le domande da cui il  pensiero filosofico occidentale ha preso avvio. E più di ogni cosa sono quesiti connaturali all’uomo stesso. Lo dimostra il fatto che i  bambini delle scuole elementari si pongono queste domande in modo del tutto “naturale”, come racconta ai nostri microfoni il prof. Sebastiano Moruzzi.

L’occasione che ha permesso di osservare questo comportamento da parte dei piccoli studenti è data dal progetto portato avanti da Farfilò , un gruppo di giovani ricercatori di filosofia e scienze della formazione dell’università di Bologna che da un anno si occupa e si preoccupa di esporre le giovani menti alla pratica filosofica. “L’idea di fondo del progetto – spiega Moruzzi – è che la filosofia praticata, quidi non insegnata come si fa nelle scuole superiori ed anche all’università, all’interno di un gruppo di bambini ha diversi aspetti positivi: permette ai bambini di discutere di questioni di una certa profondità che per nostra esperienza loro si pongono naturalmente; e poi questo esercizio di gruppo aiutata a ragionare, confrontarsi, difendere o cambiare le proprie idee nell’ambito di una ricerca comune”.

Dal punto di vista del metodo, quindi, si cerca di alimentare quella curiosità che appare istintiva nei ragazzini soprattutto in materie esistenziali e cosmologiche, ma che accoglie con entusiasmo anche argomenti che riguradano aree diverse come lo scetticismo. Un tipo di interesse che tende ad affievolirsi nel tempo, fenomeno le cui cause non hanno vere risposte, ma solo ipotesi che lo addebitano “alla struttura stessa dell’educazione”, secondo Moruzzi. Quello che si accerta in modo definitivo, comuque, è che la filosofia è più un atteggiamento che una disciplina e che è tutt’altro che pura teoria, ma pratica.

Inoltre, a smentire il luogo comune di una società che giudica inutile la filosofia, c’è il vivo interesse ed entusiamo dei genitori dei bambini e dei docenti delle scuole a cui i ricercatori di Farfilò si sono rivolti. Il loro progetto accademico, oltre a sfociare nel primo master in Italia sulle pratiche filosofiche nell’infanzia ed adolescenza, ha dato vita all’idea collaterale di una startup. Un’impresa che offrirà alle scuole ed alle famiglie dei corsi e dei laboratori di filosfia per bambini e ragazzi ed un modo non solo per creare occasioni di lavoro per giovani laureati, ma anche per coltivare pratiche di cui si sente disperatamente il bisogno.

Marta Campa

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