Da quando il Servizio Sanitario nazionale (SSN) è stato istituito nel 1978 una categoria di persone è stata esclusa dell’assistenza sanitaria. Ogni AUSL ha, fin dalla sua nascita, avuto il compito di tutelare la salute dei propri iscritti, cioè quelli che hanno residenza nell’area dove l’azienda opera; e per coloro che una residenza non hanno? Per queste persone si è aperto un vuoto normativo, che ormai si protrae da decenni. Migliaia di persone a cui è stata negato il diritto di avere un medico di base, punto di accesso fondamentale per ogni tipo di prestazione sanitaria ad eccezione delle prestazioni in emergenza nel pronto soccorso.
In mancanza di direttive nazionali alcune regioni hanno nel tempo varato in autonomia leggi proprie che garantiscono il medico di base alle persone senza fissa dimora: l’Emilia Romagna, la Puglia, l’Abruzzo, la Liguria e le Marche. Anche il Piemonte ha mosso passi in questa direzione e nel 2022 ha istituito la figura del ‘tutor socio-sanitario’, con il compito di accompagnare le persone senza dimora nella presa in carico socio-sanitaria.
Medico di base per i senzatetto: La legge approvata alla Camera
Dopo quasi 50 anni finalmente sembra che questo vuoto normativo stia per giungere al termine. Il 25 giugno 2024 la Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge del Partito Democratico, a prima firma Marco Furfaro, che riconosce il diritto all’assistenza sanitaria per le persone senza dimora, anche se non hanno la residenza anagrafica in Italia o all’estero; si attende ora il passaggio in Senato.
Il disegno di legge prevede un periodo iniziale di 2 anni di sperimentazione (il 2025 e 2026), in cui la legge sarà applicata solo nelle 14 città metropolitane, dove risiedono il 60% dei quasi 100.000 senza fissa dimora presenti in Italia.
Senzatetto: dove lo Stato non ne riconosce i diritti
Chi perde la residenza oggi in Italia perde tanti diritti garantiti a coloro che una casa l’hanno. Un senza fissa dimora non può aprire partita IVA, non può iscriversi alle liste dei centri per l’impiego, non ha diritto all’assistenza sociale, non può votare alle elezioni. Questa legge è un primo passo avanti nel ridare diritti a una categoria di persone per troppo tempo rimasta invisibile agli occhi dello stato, ma la strada è ancora lunga