Permettere alle persone senza fissa dimora di avere accesso all’assistenza di un medico di base, consentendo loro di curarsi meglio e allo Stato di risparmiare. È il succo del progetto di legge regionale che ieri è stato depositato in Regione Emilia-Romagna dal consigliere dem Antonio Mumolo, che è anche presidente dell’associazione Avvocato di Strada. Una proposta che andrebbe a correggere il sistema che vincola l’accesso alle cure alla residenza e che porterebbe benefici sia ai destinatari che al servizio sanitario.

Medico di base per i senza dimora, la proposta di Mumolo

Nell’ordinamento italiano molti servizi sono vincolati alla residenza. Ad esempio serve la residenza per avere un lavoro, ma serve anche per avere accesso all’assistenza del Servizio Sanitario Nazionale. Le persone senza dimora, per definizione, non hanno una residenza, quindi l’unica assistenza sanitaria a cui hanno diritto è quella d’emergenza in Pronto Soccorso.
«La mia proposta di legge ha solamente uno scopo – osserva Mumolo ai nostri microfoni – fare in modo che le persone senza dimora possano essere curate».

Il presidente di Avvocato di Strada sottolinea che, allo stato attuale, le persone senza dimora possono essere curate «solo se stanno per morire o si rompono una gamba, che è la cosa più sbagliata che si possa fare, perché la medicina serve a prevenire le malattie e solo dopo, eventualmente, a curarle».
La proposta di legge, invece, prevede che le persone, attraverso la segnalazione dei servizi sociali, possano iscriversi alle liste Ausl e possano scegliere un medico di base di propria fiducia, prenotare esami e visite specialistiche.

La vita di strada stessa, per la sua durezza, favorisce l’insorgere di patologie anche croniche, come il diabete, l’epatite, le dermatiti o la tubercolosi, che difficilmente vengono diagnosticate al Pronto Soccorso e che hanno bisogno di un’assistenza costante. «Oggi ci sono tante malattie che le persone senza dimora manifestano – sottolinea Mumolo – e che non vengono curate, fino ad aggravarsi e richiedere un soccorso in emergenza».

La prestazione d’emergenza, però, è più costosa. La media di spesa per l’accesso al Pronto Soccorso di ogni persona è di 250 euro, mentre il medico di base ne costa appena 40 all’anno procapite.
Ciò significa che dotare di un medico di base anche le persone senza fissa dimora comporterebbe un alleggerimento dei costi per la sanità pubblica, liberando risorse mai tanto preziose come negli ultimi tempi.

«Ho appena depositato la proposta, ma è già stata accolta favorevolmente dal gruppo di maggioranza – osserva il consigliere regionale – Mi auguro che venga approvata all’unanimità e mi metto a disposizione delle opposizioni qualora avessero dei dubbi che vogliono chiarire».
Qualora la proposta di legge venisse approvata, inoltre, potrebbe risultare di stimolo per arrivare ad una legge nazionale che consenta alle persone senza dimora su tutto il suolo italiano di avere accesso all’assistenza sanitaria di base.

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