Il ministro degli Interni e il governo italiano di subalterni hanno inaugurato una nuova modalità per le trattative con l’Europa in tema di immigrazione: la vita di 629 naufraghi presa in ostaggio e usata come arma negoziale. Qualcosa di molto simile al “Ho bisogno soltanto di qualche migliaio di morti per potermi sedere da ex-belligerante al tavolo delle trattative” pronunciato da Mussolini.

Quale idea hanno il ministro degli Interni Matteo Salvini e i suoi subalterni colleghi di governo della gestione delle politiche migratorie? Sono bastati solo pochi giorni dall’insediamento del nuovo esecutivo per avere un quadro sufficientemente chiaro delle strategie che vengono messe in campo.
Da un lato Salvini ha cestinato sbrigativamente la riforma del Regolamento di Dublino, che imprimeva cambiamenti sostanziali all’atteggiamento indifferente dell’Europa verso il tema della pressione migratoria ai confini esterni dell’Unione. Via l’obbligo del primo arrivo e quote obbligatorie di accoglienza tra gli Stati membri pena la cancellazione dei fondi europei erano e sono norme che solleverebbero l’Italia dalla solitudine continentale in cui si sente.
Peccato, però, che il leghista preferisca partecipare all’asse xenofobo di Visegrad, il cui leader Viktor Orban sostiene la “soluzione zero”.

Dall’altro il governo italiano non si è fatto scrupolo di utilizzare cinicamente le vite di donne, uomini e bambini come arma di trattativa europea. Dopo la chiusura dei porti, infatti, la deriva inflitta alla nave Aquarius è apparsa come una prova di forza per indurre altri Stati a farsi carico del problema.
Fino a che non è arrivata l’offerta spagnola, che però non risolve il problema.
Se l’Aquarius potrà attraccare nel porco di Valencia, percorrendo millecinquecento kilometri invece del centinaio necessario per arrivare in Sicilia, l’occupante del Viminale ha accolto la notizia come una vittoria del “fare la voce grossa” e ha manifestato l’intenzione di riproporre la chiusura dei porti in futuro. Il problema, dunque, si ripresenterà domani o dopodomani.

In tutta questa vicenda il diritto internazionale, le convenzioni e i diritti umani non sono stati minimamente presi in considerazione.
Salvini non ha avuto alcun tentennamento nel prendere in ostaggio i 629 naufraghi salvati dalla nave Aquarius e nell’usarli come arma negoziale presso l’Europa. Non più tavoli di trattativa, non più politica, non più diplomazia, non più ragione, ma i corpi e le vite di persone fragili e inermi come leva negoziale. Qualcosa che assomiglia tanto alla frase di Benito Mussolini: “Ho bisogno soltanto di qualche migliaio di morti per potermi sedere da ex-belligerante al tavolo delle trattative”.