Ora promuove la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare, ma Palazzo D’Accursio è in prima linea contro le slot machine perché generano dipendenza e sono occasioni ghiotte per la criminalità organizzata. Le ambiguità del governo centrale. L’assessore Monti: “Pesanti le ricadute socio-sanitarie”.
Gioco d’azzardo: Bologna guida la guerra alle Slot
Maggiori poteri ai sindaci per le autorizzazioni delle video lottery, tracciabilità dei flussi finanziari per scongiurare la mano delle mafie, finanziamenti per la prevenzione della ludopatia (dipendenza da gioco d’azzardo) e per curare chi è già dipendente. Sono gli obiettivi della legge di iniziativa popolare che si propone di regolamentare il gioco d’azzardo. Legge che il Comune di Bologna appoggia apertamente, mettendo a disposizione gli sportelli al cittadino per la raccolta di firme.
“Quello del gioco d’azzardo sta diventando un problema serio”, racconta ai nostri microfoni Nadia Monti, assessore comunale alla Legalità. Problema verso cui i Comuni hanno pochi strumenti. Le autorizzazioni per l’installazione di quelle apparecchiature, infatti, vengono rilasciate dalla Questura, perché il settore è gestito dai Monopoli di Stato. Il risultato è che le sale dove tentare la fortuna si sono moltiplicate a velocità impressionante: 650 locali nel nostro territorio.
Gli enti locali, però, devono subire le conseguenze del gioco d’azzardo, in particolare la ludopatia e le mafie.
Per quanto riguarda le dipendenze, a Bologna sono al momento 133 le persone affette in modo grave, mentre in tutta la provincia i casi sono 351. I costi sanitari, dunque, aumentano, ma le conseguenze riguardano anche la produttività sul lavoro delle persone affette da ludopatia, l’aumento dei furti dovuti a debiti di gioco ed altre conseguenze sociali.
E poi ci sono le infiltrazioni della criminalità organizzata, che utilizza il gioco d’azzardo come lavanderia per il denaro sporco o pratica il racket. Il maxi-processo “Black Monkey” alla ‘ndrangheta, cominciato nei giorni scorsi, riguarda proprio questo settore.
Oltre alla raccolta di firme per la legge popolare, il Comune ha messo in campo una serie di strumenti proprio allo scopo di contrastare il fenomeno. “Abbiamo sottoscritto il manifesto contro il gioco d’azzardo promosso dall’Anci – spiega Monti – Abbiamo inserito nel regolamento di Polizia Municipale delle regole per la distanza minima (un kilometro) delle sale da gioco dai luoghi sensibili, abbiamo inserito una clausola per i contratti di locazione degli immobili comunali che vietano l’installazione di quelle apparecchiature e abbiamo messo in piedi iniziative di sensibilizzazione nelle scuole”.
Tante iniziative, dunque, che si scontrano da un lato con l’assenza di una regolamentazione nazionale che dia potere di intervento agli enti locali e dall’altro con le ambiguità dei vari governi. È da Roma, infatti, che sono arrivate misure come lo scudo/condono per i produttori di slot machine o come l’emendamento al decreto “Salva-Roma” che puniva i Comuni che tentano di limitare il gioco d’azzardo. Su quest’ultimo provvedimento Monti è dura: “È vergognoso e anticostituzionale, dal momento che l’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla salute di tutti i cittadini ed impegna le Amministrazioni a garantirlo”.