Il Cda del Teatro dell’Opera di Roma ha approvato la decisione di licenziare 182 artisti del coro e dell’orchestra. Un provvedimento senza precedenti in Italia che dovrebbe servire a rilanciare il Teatro e salvarlo dalla chiusura. I sindacati: “I lavoratori pagano la corruzione negli appalti”. Solidarietà da Milano e Bologna.

Opera di Roma:via tutta l’orchestra

Non è bastata la clamorosa uscita di scena del maestro Riccardo Muti ad evitare il licenziamento collettivo di 182 dei 460 lavoratori del Teatro dell’Opera di Roma. Secondo il sovrintendente del teatro, Carlo Fuortes, questa scelta “dura e sofferta” porterebbe a risparmiare 3,4 milioni euro e servirebbe ad evitare la chiusura in un momento drammatico nella storia dell’istituzione romana.
Si prospetta un’esternalizzazione dei servizi, di volta in volta affidati a cooperative esterne, rendendo così il teatro un contenitore da riempire con le prestazioni artistiche offerte dai lavoratori più meritevoli.

“Noi auspichiamo – ha detto Fuortes – che tutti o parte di musicisti e artisti del coro si riuniscano e formino un soggetto. Ci sono 75 giorni per capire ed eventualmente trattare e definire il percorso successivo. Se si organizza tutto nel migliore dei modi dal 1° gennaio il teatro dell’Opera potrebbe aver nuova orchestra e coro”.
Favorevole alla linea dura anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che vede nel licenziamento collettivo l’unica soluzione per continuare il percorso di risanamento del disavanzo disastroso, stimato in 4,2 milioni di euro, avviato nel dicembre del 2013.

Il modello, che prevede la formazione di cori e orchestre indipendenti, seguendo esperienze europee come la London Symphony Orchestra o i Berliner Philharmoniker, è fortemente osteggiato da orchestrali, coristi e sindacati, sempre più sul piede di guerra.
“È un licenziamento ingiustificato e discriminatorio, c’è un progetto di smantellamento del Teatro dell’Opera – sostiene il primo trombone Marco Piazzai (Fials Cisal) – forse Muti l’aveva capito e per questo se n’è andato. Ma siamo pronti a impugnare la decisione”.
Gli orchestrali del Teatro dell’Opera di Roma hanno lanciato una petizione su change.org per chiedere l’annullamento di una delibera che “fa ricadere sui musicisti (182 persone) le responsabilità delle cattive gestioni economiche che le diverse amministrazioni, alla guida della Fondazione negli ultimi anni, hanno causato”.

E la conferma giunge anche da Lorella Pieralli, mezzo soprano dell’opera e sindacalista Fials: “Invece di licenziare i sovrintendenti che sono incapaci di far quadrare i conti, eliminando gli sprechi, licenziano i lavoratori, come va di moda di questi tempi. In particolare i musicisti che, non si capisce perché, in questo paese sono tanto odiati e maltrattati”.
Eppure, per evitare la chiusura, le alternative a licenziamenti e appalti esterni ci sarebbero: “Che si facciano appalti trasparenti sulle spese per gli allestimenti delle opere: scenografie, spese di trasporti e pulizie, cioè tutte quelle spese che non sono controllate, sulle quali, secondo noi, ci sono delle sacche di corruzione spaventose, mentre le spese per pagare gli orchestrali sono note, sono sempre quelle e sono le uniche controllabili”.
Ci sono poi le questioni legali: in quanto dipendenti pubblici assunti tramite concorso, i musicisti reputano illegittimi i licenziamenti.

Gli orchestrali non escludono nemmeno la via dell’occupazione, sulla scia dell’esperienza del Teatro Valle. “Stiamo valutando l’ipotesi – osserva Pieralli – anche se sappiamo che spesso queste esperienze si concludono con sgomberi che, se tutto va bene e nessuno si fa male, fanno naufragare tutto”.
A sostegno dei lavoratori del Teatro dell’Opera di Roma è arrivata anche la solidarietà degli orchestrali della Scala di Milano, “allibiti” dal licenziamento collettivo: “Speriamo – hanno scritto – che la pesantissima e insopportabile soluzione dichiarata a mezzo stampa, venga riconsiderata nella direzione più favorevole possibile negli interessi di tutti gli artisti coinvolti, delle loro famiglie e anche negli interessi dell’opera lirica italiana”.
Anche Bologna esprime solidarietà. Il 13 ottobre, al Teatro Comunale, andrà in scena una serata dedicata a cultura, lavoro e diritti con l’intervento del segretario nazionale Maurizio Landini e un concerto gratuito dell’orchestra del Comunale offerto dai lavoratori alla città, con tanto di maxischermo in piazza Verdi.

Luigi Grifone