Dopo la mossa dell’ospedale Maggiore, che ha riaperto il reparto Covid a causa dell’aumento dei contagi e dei casi di influenza, anche il Policlinico Sant’Orsola è chiamato a fronteggiare lo stesso problema. E per farlo ha armi spuntate, visto il blocco delle assunzioni del personale sanitario.
La direzione sanitaria fa come può, destinando posti letto al Pronto Soccorso, ma sottraendoli ad altri reparti, al punto – come ha detto la stessa direttrice Chiara Gibertoni – da dover penalizzare altri pazienti. Un problema che necessità di misure strutturali.

Sant’Orsola, per velocizzare i ricoveri dal Pronto Soccorso posti “tolti” ad altri reparti

Il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna recupera 42 posti letto per velocizzare il ricovero dei pazienti che arrivano dal Pronto Soccorso, per i quali, spiegano la direttrice generale Chiara Gibertoni e la direttrice sanitaria Consuelo Basili, «si sta manifestando un incremento significativo del tempo di boarding – vale a dire quello che passa tra la decisione del ricovero e la disponibilità del posto letto – passato da sei ore medie del 2021 a 10 ore nel 2022».

Questo dato, sottolineano le due dirigenti, è causato principalmente da «un allungamento della degenza media, che è passata, per l’area medica e geriatrica per i pazienti urgenti, da 9,5 giorni del 2019 a 12,5 del 2022». Allungamento provocato soprattutto «dall’impatto del Covid e dalla difficoltà nel trasferire i pazienti verso setting di post acuzie».
Il fatto, poi, che da ottobre «il numero di pazienti trattati giornalmente al Pronto soccorso generale, escludendo i pazienti ortopedici, si sia mantenuto sempre oltre i 200 casi al giorno, con un minimo di nove e un massimo di 20 pazienti trattati in area Covid», ha imposto l’adozione di una serie di misure straordinarie per supportare l’attività di ricovero urgente almeno fino al periodo natalizio, considerato anche che ai problemi dovuti al Covid si affianca, quest’anno, il fatto che il picco dei casi di influenza sembra destinato ad arrivare intorno a Capodanno, quindi in anticipo di circa un mese rispetto agli anni scorsi.

Tra le azioni intraprese, dettagliano Gibertoni e Basili, ci sono «la riduzione dei ricoveri programmati area internistica e specialistica, se non per pazienti oncologici o per procedure salva-vita, per recuperare 12 posti letto» e la decisione di «attivare 10 posti letto in più per ricoveri aggiuntivi nelle aree mediche e specialistiche».
Oltre a questo, per permettere «una rimodulazione dell’attività di ricovero a favore dei pazienti internistici urgenti dal Pronto soccorso generale», recuperando così altri 20 posti letto, verrà anticipata dal 22 al 12 dicembre «la riduzione dell’attività chirurgica prevista per il periodo natalizio», che interesserà i padiglioni 1 (cercando però di preservare il settore dell’Urologia) e 5 e che, secondo le stime fatte, dovrebbe comportare circa 25 interventi chirurgici in meno tra il 12 e il 22 dicembre, con l’auspicio comunque di ripartire a pieno ritmo dall’inizio del 2023.

Inoltre, fa sapere il Sant’Orsola, è stata «avviata la richiesta di turni aggiuntivi per i dirigenti delle discipline internistiche e specialistiche per supportare il Pronto soccorso nelle giornate festive per la presa in carico precoce dei pazienti in attesa di ricovero».
Sul fronte del Covid, invece, Gibertoni informa che al momento sono un centinaio i pazienti ricoverati, di cui 70 nelle “bolle” e 30 in reparto. Sul punto, la direttrice generale ricorda che dall’1 dicembre è in fase di riconversione a reparto Covid un reparto di Geriatria del padiglione 2, con una dotazione di 36 posti letto in cui si trovano, appunto, i 30 pazienti Covid attualmente ricoverati in reparto. Questa riconversione, spiega, è stata decisa in quanto «non era più possibile andare avanti con le sole bolle».

Gibertoni si sofferma poi sul tema delle liste d’attesa per gli interventi chirurgici, evidenziando che, per quanto riguarda gli interventi ‘scaduti’ al 31 dicembre del 2021, vale a dire quelli per i quali sono stati superati i termini di attesa consentiti dalle linee guida regionali, quest’anno sono state abbattute del 70%, scendendo da 12.753 a 3.763 interventi da eseguire.

Questi provvedimenti, rileva però la direttrice generale, sono però «un palliativo», e dai primi mesi del 2023 «servirà una strategia più complessiva di sistema, perché come noi dobbiamo lavorare di più con il territorio per dare continuità al percorso del paziente, così il territorio deve aiutare su alcune tipologie di malati che per i loro problemi possono trovare fuori dal Sant’Orsola un’offerta altrettanto qualificata». Anche perché, ricorda, il Sant’Orsola ha «una doppia anima: da una parte siamo una struttura di primo livello, a servizio dei cittadini di Bologna, ma siamo anche una struttura di alta specialità, e questa nostra peculiarità va preservata».

Ora l’auspicio è che vengano adottate «soluzioni strutturali di programmazione sanitaria» per contribuire ad alleggerire i Pronto soccorso, tenendo anche conto del fatto che «a Bologna sono molte le famiglie con un solo componente, e se chi è solo non ha un caregiver questo diventa un tema che riguarda gli ospedali». Tuttavia, conclude Gibertoni, «mi sembra che l’assessore Luca Rizzo Nervo intenda affrontare il tema in sede di Conferenza socio-sanitaria».

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