L’ultima notizia riguarda l’ospedale Maggiore, dove le cosiddette “bolle Covid“, i posti riservati in ciascun reparto a chi contrae il virus, non bastano più. Per questo motivo al sesto piano viene riallestito un reparto dedicato ai casi più gravi. Ma ad intasare gli ospedali non è solo una recrudescenza pandemica. Quest’anno l’influenza picchia duro e solo nel week end sono stati una sessantina i bimbi portati in ospedale per la violenza dei sintomi accusati.

Gli ospedali nuovamente sotto pressione per carenza di personale sanitario

«Oggi parliamo del Maggiore, ma c’è l’ospedale di Bentivoglio con geriatria e medicina al collasso, abbiamo Porretta dove non si capisce più la differenza tra Covid e non Covid, abbiamo San Giovanni in Persiceto con gli stessi problemi, abbiamo tutta la rete territoriale che in questo momento sta faticando in maniera bestiale», lamenta Gaetano Alessi della Fp-Cgil di Bologna, per cui la situazione «è quasi vicina al collasso».

La fotografia che delinea il sindacalista non è diversa rispetto a quella degli anni passati e ciò è anche conseguenza delle scelte compiute dalle Aziende sanitarie e dalla Regione.
Nel mirino della Fp-Cgil ci sono, appunto, le cosiddette “bolle Covid”, che non sono altro che un modo per non assumere più personale sanitario e non pagargli un’indennità. «Abbiamo appreso della decisione del Maggiore dai giornali – osserva Alessi – Sono due mesi che chiediamo conto alle direzioni sanitarie, speriamo che facciano quello che è stato annunciato».

A complicare nuovamente la situazione è intervenuto un nuovo blocco delle assunzioni che riguarda questioni di bilancio. Fino a fine anno non si potrà chiamare personale sanitario aggiuntivo nelle strutture ospedaliere.
Il problema si è presentato anche l’anno scorso e il blocco, che doveva essere fino al 31 dicembre, si è protratto fino ad aprile.
«Anche questo lo abbiamo scoperto per caso vedendo che diminuiva il personale nei reparti – sottolinea il sindacalista – Neanche questo ci è stato comunicato dalle direzioni».

Al centro del blocco ci sono i problemi di bilancio, che hanno visto la Regione ingaggiare un braccio di ferro col governo per essere ristorata delle spese aggiuntive collegate alla pandemia. «Il governo non versa alla Regione, la Regione non versa alle aziende – rimarca Alessi – e l’unica che soluzione che hanno quando vanno in difficoltà è quella di tagliare. È vero che ci sono i rincari energetici, però non possono pagarli i lavoratori e soprattutto i cittadini».

Più in generale, la Fp-Cgil è convinta che se attorno al tema sanitario non ci fosse una grande pressione mediatica e sindacale sulle aziende, sulla Regione e sul governo «avrebbero già tagliato tutto». Tanto è vero che nella Legge di Bilancio non ci sono risorse per le assunzioni in sanità e prevede solamente dei gettoni ad hoc che non risultano più attrattivi.
«C’è però un problema ulteriore – evidenzia Alessi – Dopo la pandemia le professioni sanitarie non sono più ambite, quindi non si trova un infermiere, un tecnico, un oss, un amministrativo non solamente per la sanità pubblica. A rischio è tutta la sanità e la tutela del malato».

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