Sul tavolo c’è una busta con il bordino tricolore appoggiata a un bicchiere. Roselyne è all’acquaio, non osa girarsi.
Dopo mangiato, rimasti a tavola di fronte ai piatti vuoti che Roselyne non ha tolto subito come fa di solito, ne parlano sottovoce. Maurice ha tirato fuori una bottiglia di armagnac e se ne è versato un dito, prima di offrirne a Daniel che lo guarda.
Tra qualche settimana Daniel sarà alla guerra. Ha visto epopee, colonne in marcia, imboscate, cariche eroiche, accanite resistenze a corto di munizioni, corpo a corpo, combatti nella giungla. Ne ha visti di film.
Ma di lì a qualche settimana sarà alla guerra. Potrà uccidere e morire. È la cosa più importante che gli succede da … Da cosa esattamente? Non sa bene se gli sia successo qualcosa. Sa che qualcosa gli manca qualcosa e la sente nell’incavo della pancia, fra sterno e stomaco. C’è come un buco. La guerra. Di colpo ha paura. Ma, nonostante, la nausea, vorrebbe capire di che.

Hervé Le Corre, Dopo la guerra, Edizioni E/O, 2015

Il 5 luglio ricorre il sessantesimo anniversario dell’Indipendenza dell’Algeria; una data non scelta a caso, per festeggiare la nascita di una nuova nazione e la fine di un lungo impero coloniale: il 5 luglio, del 1830 però, la flotta dell’ammiraglio Guy-Victor Duperré aveva iniziato a cannoneggiare il porto d’Algeri e le truppe comandate dal Conte di Bourmont avevano occupato il territorio dell’allora Reggenza d’Algeri dell’Impero Ottomano, dando inizio ad un processo di conquista e di occupazione del territorio, che è un caso da manuale per spiegare le trasformazioni dei processi di conquista coloniale del XIX secolo.

60 anni dalla fine della Guerra d’Algeria: lo speciale di Vanloon

Purtroppo in Italia non si parla spesso d’Algeria, dimenticando i profondi legami che esistono fra il paese del Maghreb e il nostro: Enrico Mattei fu uno dei finanziatori occulti del Fronte nazionale di liberazione algerino per far guadagnare all’ENI quote dei giacimenti petroliferi del Sahara; Ilio Barontini, l’eroe della Resistenza, fu spesso in missione in Algeria per addestrare i quadri della rivoluzione alla guerriglia; Giovanni Pirelli, erede dimenticato della famiglia di imprenditori, fu uno dei più attivi collaboratori della resistenza algerina in Italia e si fece promotore della circolazione in Europa delle prime testimonianze della pratica della tortura da parte dell’esercito francese. Poi, se tutto questo non bastasse, potremmo citare il grandioso lavoro di Gillo Pontecorvo per il film La battaglia di Algeri.

Per cercare di riallacciare la nostra memoria con quella storia, in collaborazione con la redazione di Radical Pop, Vanloon propone un percorso di puntate dedicate al racconto della Guerra d’Algeria.
Assieme alla produzione speciale di quest’anno, vi riproponiamo anche il podcast della puntata andata in onda il 19 ottobre del 2020 dedicato al massacro degli algerini del 17 ottobre del 1961.

Guerra d’Algeria, 60 anni dopo: storia e memorie dell’ultimo conflitto coloniale

Puntata 1: L’OAS e il neofascismo in Europa. Intervista a Saverio Ferrari

Puntata 2: Le donne e la Guerra d’Algeria. Intervista a Irene Strazzeri

Puntata 3: Il cinema e il racconto della Guerra. Intervista a Luca Peretti

La nuit oubliée: il massacro degli algerini a Parigi, 17 ottobre 1961