Un’altra giornata di sangue in Iraq, che appesantisce i numeri agghiaccianti dell’anno in corso. Secondo Michele Giorgio, giornalista de “Il Manifesto”, il Paese sta precipitando nella stagione più buia dei suoi anni recenti.

Situazione Iraq: ce ne parla Michele Giorgio

“In ben pochi hanno notato che in Iraq è in corso un bagno di sangue che è molto vicino e, per certi versi, superiore a quello in Siria”, afferma Michele Giorgio.
Sembrava che la violenza nel Paese si fosse placata, in realtà, complice il settarismo della guerra in Siria, questa violenza è riesplosa anche in Iraq, soprattutto contro la maggioranza sciita, rappresentata dal governo di Al Maliki.

E sono nuovi anche gli obiettivi, visto che nel week end è stata colpita la città curda di Herbil. La zona curda del nord era stata risparmiata dagli attentatori negli ultimi sei anni. Giorgio spiega che non “potevano rimanere esclusi da questa violenza anche i curdi, che godono di un’ampia autonomia e gestiscono importanti risorse minerarie. I gruppi jihadisti e qaedisti, non vedono di buon occhio quest’autonomia, anzi lo percepiscono come un pericolo”. Elemento, quest’ultimo, rinvenivbile anche in Siria, dove si ripetono gli scontri tra le formazioni curde e gli integralisti sunniti.

“Il governo iracheno – conclude Giorgio- è sempre più debole, e si rende protagonista di violazioni dei diritti umani nei confronti della minoranza sunnita, che è in ebollizione anche a causa della guerra in Siria. Lo scenario è inquietante perchè tutto lascia pensare ad un aggravamento della crisi, anche a causa degli interessi in gioco. Da una parte ci sono l’Arabia Saudita e il Qatar, dall’altra l’iran sciita, grande sponsor del governo di Al Maliki”.