Oggi ai microfoni di Pandemonium i The Pains Of Being Pure At Heart raccontano di come sta andando il tour. Dopo l’ultimo album, Belong, sono pronti per presentare dal vivo i nuovi brani.
Quattro amici partiti da Brooklyn, quattro musicisti alla conquista dell’Europa, i The Pains Of Being Pure At Heart, raccontano dell’origine del nome della loro band, ripreso dal titolo di un racconto mai pubblicato e dell’ultimo tour.
Nell’ultimo lavoro il gruppo indie-pop è passato a testi più evocativi ed astratti, rispetto alle liriche più autobiografiche del primo album. Ma la band ha già scritto nuove canzoni, ed è pronta, al ritorno dal lungo tour, a rimenttersi al lavoro, dopo una meritata pausa e un’altrettanto necessaria lavatrice.
Il quartetto è entusiasta di tornare in Italia, di cui in particolare ricorda la location dell’ Hana-bi di Ravenna, dove promette di tornare. Ci parlano anche della musica italiana, in particolare della forte influenza che l’italo disco ha ancora negli Stati Uniti.
Di seguito l’intervista tradotta:
– Il leader dei The Pains Of Being Pure At Heart, domani sera al Covo, è la seconda volta che siete in Italia?
Si, è la seconda volta, siamo già stati al Covo tempo fa è stato davvero bello.
– Raccontaci qualcosa degli inizi dei The Pains Of Beeing Pure At Heart e anche del vostro nome, da dove viene?
Certo, noi viviamo tutti a Brooklin ed eravamo amici ancor prima di formare la band. Il nome del gruppo viene da un racconto che è stato scritto da un conoscente che si chiama proprio The Pains Of Beeing Pure At Heart. Mi è sembrato che fosse molto bello come nome per un gruppo. Essendo già amici e visto che passavamo già molto tempo assieme abbiamo deciso di formare un gruppo, perché è divertente.
– Il vostro secondo album, Belong, è uscito nel 2011. Avete cercato di dare un cambio di direzione, con uno stile che fosse più vostro…
Non credo che siamo cambiati più di tanto, quello che vogliamo è scrivere canzoni pop abbastanza immediate. Da quando abbiamo iniziato abbiamo scritto canzoni con un paio di accordi e che duravano 3 minuti e mezzo, e questo era quello che volevamo, scrivere musica divertente e immediata, quella che ci piace. Credo che il secondo album sia un po’ diverso dal precedente perché dopo essere stati attivi come band per circa due anni siamo migliorati un po’. Ma lo spirito della nostra musica è più o meno lo stesso e spero che la gente lo percepisca.
– I testi del nuovo disco sembrano parlare in maniera più diretta al pubblico, sono più “inclusivi”..
Credo che siano scritti in maniera meno lineare, i testi del primo album erano molto più da “diario”, guardavano al passato e si focalizzavano in qualcosa. Quelli del secondo album sono più astratti, evocativi, e sono scritti per permettere a chi li ascolta di immedesimarsi, senza essere troppo espliciti. Credo che sia fantastico. Crescendo ho ascoltato un sacco di musica e quello che significava per me era la cosa più importante. E anche se Tom York fosse venuto a casa mia a spiegarmi il significato di una canzone….bè la cosa importante era cosa significassero PER ME.
– State già lavorando a qualcosa di nuovo?
Sì abbiamo scritto un po’ di canzoni, in effetti, da quando è uscito Belong. Quando sarà finito il tour e torneremo a casa prima di tutto dovremo fare una mega lavatrice, avere un momento di respirare e poi metterci a lavorare alle nuove canzoni e si spera che potremo registrare il nuovo disco per il prossimo anno!
– Quanto tempo siete stati in tour?
Siamo stati in tour più o meno costantemente dall’estate 2011. Ovviamente non tutto il tempo. Per questo specifico tour siamo in giro già da cinque settimane. Una settimana e mezza fa eravamo in Inghilterra, poi siamo stati in Francia e ora siamo arrivati in Italia dove faremo un po’ di date. Ed è davvero bellissimo perché stiamo sempre benissimo quando siamo in Italia. Abbiamo un rimorso quest’anno, negli anni passati siamo andati a suonare all’Hana-bi di Ravenna, e quest’anno non siamo riusciti ma dobbiamo tornarci. E’ in assoluto uno dei posti più belli in cui abbiamo suonato, sulla spiaggia in quell’atmosfera stupenda. Quando suoni in un gruppo rock la maggior parte del tempo sei a suonare in un pub buio e non sempre si ha la possibilità di suonare all’aperto in un posto così bello, sembra un sogno.
– Cosa ne pensi della musica in Italia?
Credo che l’Italia abbia un ottima tradizione musicale, ma nella musica dance. L’influenza della disco italiana degli anni ’80 si sente ancora forte. Una delle mie band preferite negli US si chiama Glass Candy, sono sotto un etichetta che si chiama Italians do it better, e si ispirano proprio all’italo disco, l’influenza di quel genere è fortissima negli US. L’Italia ha una tradizione molto forte solo che in determinati generi, e quello della disco è il genere del futuro. E poi c’è quel gruppo, i Goblin, che facevano colonne sonore. Poi c’è un’altra band che si chiama A Classic Education, credo che siano proprio di Bologna. Sono molto bravi. Credo che l’Italia dovrebbe essere davvero fiera della sua tradizione musicale. Di solito negli altri paesi c’è un sacco di rock, ma nel mondo ci sono altri generi bellissimi, solo perché non facciamo lo stesso genere non vuol dire che sia meglio il nostro.
– Cosa ci dobbiamo aspettare dal live di stasera?
Suoneremo le canzoni dei primi due album, ma faremo anche un po’ di canzoni nuove, sperando che piacciano..l’ultimo disco è uscito da un po’ e abbiamo un po’ di cose nuove da far sentire. Cercheremo di non far scappare la gente..