Gli uomini politici sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume. (Nikita Chrušcëv)

Un topolino partorito dalla montagna, ecco cos’è il nuovo testo di legge unificato per l’internalizzazione degli operatori scolastici attualmente in convenzione con il privato sociale (per gli amanti dei numeri i DDL accorpati sono il 236, il 793 e il 1141, per quelli dei nomi il DDL Bucalo, e quelli D’Elia e Marti).   Alle 12.00 di martedì 28 gennaio scorso sono pure scaduti i termini per la “presentazione di emendamenti e ordini del giorno a esso riferiti”, come pomposamente recita il linguaggio parlamentare. Fa niente, quel testo era e rimane di un pressapochismo imbarazzante, praticamente inemendabile, un testo che azzera del tutto la possibilità che l’internalizzazione dei lavoratori avvenga all’interno del MIUR e che riconosce come unico titolo di studio legittimo quello di Scienze dell’educazione, ignorando tutti quei lavoratori (e di conseguenza tutti quegli alunni) che si occupano di disabilità sensoriali. Intendiamoci, noi non crediamo affatto che la soluzione sia un nuovo titolo di laurea che riunisca tutti i saperi necessari all’interno del mondo delle disabilità o fragilità scolastiche, basterebbe migliorare quelli che ci sono, visto che già stanno vivendo un’emorragia degli iscritti senza precedenti, rendendo evidente come i giovani non credano più nella possibilità di realizzarsi professionalmente all’interno del sistema educativo attuale.

Un testo scritto malissimo, ma con l’obiettivo, neppur troppo celato, di lasciar tutto com’è. Sarà bene accettare l’idea che perfino i principali promotori politici del disegno di legge, l’attuale maggioranza di cui la senatrice Bucalo fa parte, hanno abbandonato al loro destino tutti i lavoratori coinvolti.  Demandare gli oneri proibitivi dell’internalizzazione agli enti locali, la maggior parte dei quali si trova a fare i conti con i dissesti finanziari dovuti alla riduzione drastica dei finanziamenti da parte dello stato centrale, di fatto rende la norma inapplicabile. Mancanza di volontà politica? Mancanza di soldi? Di certo, mancanza di interesse nei confronti di quei lavoratori, di quei ragazzi che necessitano del loro supporto dentro le aule delle nostre scuole. Obbligati comunque ad esprimersi in merito, i legislatori inventano, separano, accorpano, parole e idee che già sanno che non approderanno da nessuna parte.

Siamo andati a sentire chi, al contrario, fin dall’inizio ha creduto nella possibilità che il percorso legislativo portasse realmente all’internalizzazione auspicata. Di seguito l’intervista a Marco Sciuto, vicepresidente nazionale del MISAAC ( (Movimento per l’Internalizzazione e la Stabilizzazione degli Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione).

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