«Non c’è motivo per cui dovremmo costruire armi nucleari completamente nuove. Ne abbiamo già così tante. Potremmo distruggere il mondo 50 volte, 100 volte. E costruiamo nuove armi nucleari… Stiamo tutti spendendo un sacco di soldi che potremmo spendere per altre cose che in realtà sono, si spera, molto più produttive». Queste parole non le ha pronunciate il Papa, il Dalai Lama o qualche leader della non-violenza. Sono le parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, pronunciate a colloquio coi giornalisti nella stanza ovale.
Non solo: Trump ha detto di voler avviare colloqui sul nucleare con Cina e Russia una volta che saranno risolti i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina e ha dichiarato che l’obiettivo è dimezzare il budget militare.
Trump per il disarmo? Propaganda per l’egemonia
Donald Trump è diventato un disarmista? «Non credo – afferma ai nostri microfoni Francesco Vignarca, portavoce della Rete Italiana Pace e Disarmo – Qualsiasi annuncio di riduzione di armamenti è sempre positivo. Però un annuncio non si nega a nessuno e il mondo, compresi gli Stati Uniti, stanno aumentando le spese per le armi nucleari. Trump è colui che, insieme a Putin, nel 2018 ha stracciato l’accordo che impediva i missili a medio raggio. Oltre a ciò, le armi nucleari sono un tipo di armamento che avranno la loro minaccia risolta solo quando saranno ridotti a zero». Vignarca ricorda come, dopo la Guerra Fredda, ci fu una campagna di disarmo che portò le armi nucleari da 70mila a 12mila. Ciononostante il pericolo non è stato risolto e la deterrenza nucleare rimane una teoria ancora in voga.
Per il portavoce dei disarmisti italiani, quindi, quella di Trump non è una conversione al pacifismo, ma la proiezione del suo ego smisurato e la necessità propagandistica di mostrare una discontinuità con le politiche del suo predecessore. Al presidente statunitense piace presentarsi come il “deus ex machina” che risolve i conflitti, o afferma di volerli risolvere. È ciò che ad esempio sta proponendo per l’Ucraina e per il Medio Oriente, con prospettive non risolutive se non agghiaccianti, come lo svuotamento della Striscia di Gaza dalla popolazione palestinese.
«Agli Stati Uniti interessa che ci sia una crescita delle spese militari europee per favorire gli interessi armati – osserva Vignarca – perché se davvero, come ha affermato il nuovo capo del Pentagono Pete Hegseth, agli Usa non interessa più l’Europa, la prima cosa che dovrebbero fare è andarsene dalle basi militari di Aviano, Camp Derby, Napoli, eccetera».
La chiave corretta per leggere le dichiarazioni di Trump e le mosse della sua amministrazione, quindi, non è quella pacifista e disarmista, ma la crisi egemonica che investe gli Stati Uniti.
«Gli Stati Uniti sono una potenza globale perché sono una potenza militare – sottolinea Vignarca – Su tutti gli altri piani stanno perdendo e stanno arretrando: per i diritti, per l’economia, per l’influenza, per il soft power che hanno sempre avuto. L’unica cosa per cui gli Stati Uniti non possono essere ignorati è la potenza militare ed è l’ultima cosa a cui rinunceranno. Quindi io non ci vedo una riduzione delle spese militari. Dietro quelle parole dobbiamo vedere le vere mire di quella cricca di supermiliardari che stanno facendo la politica dietro a Trump in questo momento».
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