La cessione di pacchetti azionari di Hera da parte dei Comuni di Bologna, Imola e Ferrara porterebbe il pubblico sotto il 51% delle quote nella multiutility, privatizzando di fatto il servizio idrico, in barba al referendum del 2011. L’impulso arriva dalla Legge di Stabilità, in linea con la Troika. I comitati per l’acqua tornano in piazza sabato pomeriggio.
Prima l’annuncio di Palazzo D’Accursio sulla privatizzazione dei pasti scolastici, poi le aperture di viale Aldo Moro ai privati negli ospedali. Ora a cadere sotto i colpi delle privatizzazioni potrebbe essere l’acqua.
È l’allarme che lancia il Comitato Acqua Bene Comune, già vincitore del referendum mai applicato del giugno 2011, su quanto sta accadendo nella nostra regione attorno ad Hera, la multiutility che gestisce i servizi ambientali.
“La Legge di Stabilità del governo Renzi – spiega ai nostri microfoni Andrea Caselli, portavoce del comitato – permette ai Comuni che vendono quote nelle multiutility di utilizzare quei fondi fuori dal Patto di Stabilità“. Risorse libere che le Amministrazioni di Bologna, Ferrara, Imola ed altri Comuni vorrebbero utilizzare per far quadrare i bilanci, ma ad un prezzo troppo alto secondo i referendari, che sabato prossimo si troveranno alle 15.30 in piazza Maggiore nella prima tappa di una mobilitazione che si annuncia serrata.
Il Comune di Bologna ha già ceduto in passato alcune quote del proprio pacchetto azionario di Hera. Una nuova cessione, annunciata dal sindaco Virginio Merola, ma anche dagli omologhi di Ferrara e Imola, porterebbe la partecipazione societaria del pubblico al di sotto del 51%, perdendo il controllo della società e privatizzando di fatto i servizi ambientali, tra cui quello idrico.
“Con la discesa sotto il 51% la possibilità di far tornare in capo ai Comuni la gestione del servizio idrico sarebbe molto più difficile – osserva Caselli – Siamo ad un passaggio quasi epocale verso una definitiva privatizzazione dei servizi pubblici locali”.
Il Comitato sottolinea però che in Emilia Romagna esistono esperienze che vanno in direzione opposta a questa nuova ondata di privatizzazioni. A Reggio Emilia, ad esempio, si sta dando seguito alla volontà popolare ripubblicizzando la gestione dei servizi idrici, mentre a Rimini è in corso una discussione per impedire una gara che aprirebbe di fatto ai privati.
La nostra città, invece, sembra volersi adeguare alla linea dettata da Renzi, che a sua volta è perfettamente allineato alle politiche liberiste della Troika, che delle privatizzazioni – come insegna l’esperienza in Grecia – fa un cavallo di battaglia.
“Quelle sono politiche recessive – sottolinea Caselli – che provocano disoccupazione e alienazione di beni pubblici. Oltre che per il diritto umano all’acqua, la nostra battaglia è per far mantenere agli Enti Locali il controllo in servizi strategici e una leva per far ripartire l’economia con investimenti pubblici”.