Domani, martedì 19 luglio, alle 18.30 in piazza Nettuno diverse realtà bolognesi si troveranno per la manifestazione intitolata “Fermare Erdogan! Difendiamo la rivoluzione del Rojava“. «Saremo in piazza a Bologna per esprimere solidarietà al popolo curdo – spiega ai nostri microfoni Meco di Ya Basta – a dieci anni dall’inizio della rivoluzione in Rojava».
La solidarietà verso i curdi è ancor più necessaria dal momento che Svezia e Finlandia hanno deciso di sacrificare i rifugiati presenti sul loro territorio per l’ingresso nella Nato e dal momento che la Turchia si appresta a dare vita all’ennesima invasione dei territori sotto controllo curdo.

Contro Erdogan e con il popolo curdo, in piazza a Bologna

Dopo aver liberato una zona della Siria dal controllo di Assad nel 2012 e dopo aver combattuto e sconfitto l’Isis, il popolo curdo si vede ora nuovamente sacrificato sull’altare della geopolitica. È del 29 giugno scorso, infatti, laccordo tra Svezia, Finlandia e Turchia per rimuovere il veto di quest’ultima all’ingresso delle prime due nella Nato. Tra i punti dell’intesa c’è proprio il sacrificio dei curdi rifugiati nei Paesi scandinavi, con il rischio che vengano estradati ad Ankara.
«Questa è una delle cose più ipocrite e vergognose dell’Europa – osserva Meco – che da un lato si è avvalsa di Ypj e Ypg contro l’Isis e dall’altro li abbandona su richiesta di Erdogan».

Formalmente, la “richiesta” della Turchia è quella di contrastare il Pkk, il partito dei lavoratori curdi, considerato da Ankara un’organizzazione terroristica e incluso anche nella blacklist europea nonostante la pronuncia di diversi tribunali.
«Il Pkk è un’organizzazione che non richiede nemmeno più uno Stato indipendente, ma grazie al percorso del confederalismo democratico chiede di avere processi di pace e avere tutti i diritti che hanno gli altri popoli che vivono in quelle nazioni e di non essere massacrati», sottolinea l’attivista, che osserva anche come quello curdo sia uno dei popoli più numerosi in Medio Oriente, con 40 milioni di persone che vivono in cinque diversi Paesi.

A proposito di Pkk, la repressione turca si fa sentire anche a queste latitudini. «Nell’ultima manifestazione a Bologna – ricostruisce Meco – una compagna è stata segnalata e denunciata dalla Digos perché portava una bandiera del Pkk. È una cosa vergognosa che non era mai successa prima e dà il segno delle pressioni che il governo turco riesce a fare anche sulle nostre istituzioni».
La manifestazione di domani, nel decennale dell’inizio della rivoluzione in Rojava, è promossa, oltre che da Ya Basta, da Municipi Sociali Tpo e Labas, Vag61, Mujeres Libres, Laboratorio Crash, Collettivo Universitario Autonomo, Circolo Anarchico Berneri, Staffetta, Adl Cobas e Laboratorio Universitario d’Autogestione.

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