Agivano con la tecnica terroristica dei “lupi solitari” (anche se la definizione non è corretta), tipica anche del terrorismo jihadista, gli esponenti di Werwolf Division, o Divisione Nuova Alba, al centro ieri di un’operazione antiterrorismo delle procure di Bologna e Napoli e Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
Dodici arresti, venticinque indagati e accuse a vario titolo di associazione con finalità terroristiche, propaganda e istigazione all’odio razziale e religioso, negazione e apologia della Shoah, pianificazione di azioni violente contro alte cariche istituzionali.
L’inchiesta su Werwolf Division, gruppo del terrorismo neonazista accelerazionista
Il gruppo suprematista e neonazista sgominato dalle forze dell’ordine comunicava attraverso un canale Telegram e aveva esponenti sparsi in tutta Italia. Le perquisizioni di ieri, non a caso, si sono svolte a Bologna, Bari, Milando, Palermo, Roma e Trieste.
Gli indagati hanno un’età compresa tra 19 e 76 anni e facevano parte di un’organizzazione altamente strutturata con ruoli ben definiti, dal “Comandante” all’“Istruttore”. L’obiettivo, alquanto delirante ma non meno pericoloso, era il sovvertimento dell’ordinamento democratico italiano per instaurare uno Stato autoritario basato sull’ideologia della “razza ariana”.
Il reclutamento e l’addestramento venivano condotti sia online che con incontri dal vivo e azioni di volantinaggio, documentate nel bolognese.
E sembra proprio Bologna l’epicentro dei neonazisti. All’interno dei dodici arresti, infatti, ben cinque sono stati effettuati nel territorio metropolitano bolognese. Al vertice dell’associazione ci sarebbe il bolognese Andrea Ziosi, mentre gli altri arrestati sono Salvatore Nicotra, bolognese di 45 anni residente a Granarolo che aveva il ruolo di istruttore, Alessandro Giuliano, 51enne di origini siciliane che vive a Galliera, Daniele e Federico Trevisani 37enne e 33enne di San Benedetto Val di Sambro.
L’indagine ha anche evidenziato legami tra i vertici della Werwolf Division e l’organizzazione negazionista “Ordine di Hagal”, smantellata nel 2022.
Il gruppo neonazista deve il nome alla Werwolf o Wehrwolf, un’organizzazione nazista istituita e gestita dalle Schutzstaffel durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, per compiere atti di sabotaggio e di guerriglia contro gli Alleati. L’organizzazione di queste unità venne affidata al comandante in capo delle SS Heinrich Himmler.
Secondo gli inquirenti, i componenti della Werwolf Division stavano realmente perseguendo il progetto di uccidere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come dimostra un’intercettazione del maggio 2023.
Un modus operandi del terrorismo suprematista a livello globale
«Gli elementi che emergono dall’inchiesta su Wewolf sono assolutamente sovrapponibili a tutto il mondo dell’accelerazionismo di estrema destra», osserva ai nostri microfoni Leonardo Bianchi, autore del libro “Le prime gocce della tempesta. Miti, armi e terrore dell’estrema destra globale“.
In particolare, anche il gruppo neonazista italiano risponde a ciò che gli esperti definiscono “terror grammar“, cioè la realizzazione di reti informali in cui vengono mescolati elementi del neonazismo, neofascismo e accelerazionismo. Quest’ultima è una teoria che punta al collasso della società attraverso atti di violenza anche individuale che portino alla distruzione della democrazia liberale e all’instaurazione di un nuovo nazional-socialismo.
«Sono modalità diverse rispetto alle organizzazioni che abbiamo conosciuto in Italia negli anni ’60, ’70 e ’80 perché hanno una struttura molto decentralizzata – spiega Bianchi – Questi gruppi non hanno legami con partiti dell’estrema destra, ma la propaganda e le azioni vengono portate avanti da individui o piccole cellule».
Nonostante ciò, il terreno ideologico da cui attingono è globale, ad esempio di omologhi gruppi statunitensi o ucraini. Ma è proprio questa forma decentrata a rendere il fenomeno particolarmente preoccupante e difficile da comprendere e debellare.
Bianchi spiega che usare la definizione “lupo solitario” per definire le tecniche e le strategie adottate è sbagliato, perché se le azioni possono essere svolte individualmente, i singoli terroristi non sono soli, ma fanno parte di una rete che li sostiene almeno dal punto di vista ideologico.
L’azione individuale, nello specifico, è la tattica principale del terrorismo suprematista a livello globale. «In questo caso sono stati fermati prima – sottolinea l’autore – ma nei tanti attentati a livello globale che ci sono stati, spesso i terroristi si manifestavano nel momento dell’anno».
Questo particolare modus operandi è stato scelto proprio per uscire dai radar delle forze dell’ordine ed è stato teorizzato da diversi ideologi già a partire dagli anni ’70, in particolare negli Stati Uniti.
Nello specifico, i neonazisti odierni considerano la propria come una “resistenza senza leader“, sostenendo che non c’è più bisogno di una struttura gerarchica o di un fuhrer, ma i singoli militanti possono compiere atti di violenza politica allo scopo di creare caos e mandare in crisi la democrazia liberale.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LEONARDO BIANCHI: