Domani si riunisce il Consiglio Europeo per quello che si profila come l’ultimo atto della trattativa greca. Su molti punti del negoziato l’accordo sembra esserci, ma il nodo delle pensioni e delle aliquote iva resta aperto. I governi di Berlino e Atene si spaccano. Nel complesso, però, “l’accordo sembra molto vicino”, commenta l’economista Bracci. L’emergenza umanitaria, intanto, non accenna a fermarsi.

Giacomo Bracci sull’accordo Grecia-UE

Alla vigilia del Consiglio Europeo di domani, “l’accordo sembra molto vicino“, dice l’economista Giacomo Bracci. La quadra sul negoziato greco è stata raggiunta su gran parte dei punti, comme afferma il ministro dell’Economia greco Stathakis. “Ci sono due o tre questioni molto specifiche, tre sulle 50 su cui abbiamo già raggiunto un’intesa”, ha infatti dichiarato il titolare dell’economia di Atene.

I “due o tre punti” di cui parla Stathakis sono però sensibili e rischiano di rompere l’equilibrio di governo sulla trattativa greca sia ad Atene che a Berlino. La riforma del sistema pensionistico e quella delle aliquote iva registrano infatti “dissensi in Germania e Grecia, nei rispettivi partiti di governo”, commenta Bracci.
Ad Atene, la piattaforma di sinistra di Syriza potrebbe infatti non votare la ratifica della disciplina delle pensioni e il ministro della Difesa Kammenos, dell’alleato di governo Anel, da giorni nega la propria disponibilità a un aumento dell’iva nelle isole greche. Si tratta, complessivamente di 30 o 40 parlamentari (20-30 di Syriza e una decina di Anel) che potrebbero non dare l’assenso alla ratifica dell’accordo.
Sul fronte tedesco, il ministro Schauble guida un gruppo di intransigenti interni alla Cdu, il partito di governo della cancelliera Merkel, e non accetta che i due punti vengano diluiti.

Le fratture, intanto, sono ormai chiare anche sul piano internazionale. “Un nodo rilevante riguarda il rapporto tra Commissione Ue e Fmi”, spiega Bracci al proposito. Mentre la Commissione tenta di tenere in piedi il negoziato, “il Fmi si è portato fuori dalle trattative, in attesa di vedere quali sono le mosse della Commissione”. Sul piano europeo, però, resta l’insoddisfazione del capo dell’Eurogruppo Dijsselbloem, che sostiene: “Non ci siamo ancora, resta molto lavoro da fare”. L’impressione che si ha è quella di una Commissione che cerca disperatamente di evitare l’insolvenza greca, anticamera di una Grexit che oramai chiaramente avrebbe effetti di detonazione per l’unione monetaria.

Il premier Alexis Tsipras rivendica di essere rimasto fedele al Programma di Salonicco, la piattaforma politica con la quale, già dal suo insediamento, si era impegnato a portare avanti le trattative con Europa e Fm,i ma senza voler proseguire sulla strada dell’austerità. “Due delle linee rosse adottate dal governo Tsipras sin dal suo insediamento – nota però Bracci – Erano quelle di non intervenire sulle pensioni in maniera drastica e di non modificare la struttura delle aliquote iva.
Nel Paese, intanto, la crisi umanitaria va avanti e registra numeri allarmanti. 20mila suicidi in cinque anni, +43% della mortalità infantile, disoccuopazione alle stelle e un tessuto sociale disgregato dalla povertà e dall’emigrazione.

Tutto sembra presagire che le condizioni per un accordo siano più vicine di quanto si pensava la settimana scorsa”, precisa però Bracci. A non essere chiare restano le “specifiche condizioni e conseguenze politiche” di un eventuale accordo. Tsipras, intanto, da Twitter accusa i creditori di non accettare le proposte del suo governo e voler affossare l’accordo.
Il quadro è tanto chiaro quanto complicato per il premier ellenico, stretto dalle pressioni internazionali e da quelle degli alleati di partito e di governo. Potrebbe dunque essere a portata di mano l’atto finale della trattativa con Atene, che domani potrebbe ottenere gli 1,6 miliardi necessari a ripagare il debito con il Fmi, in scadenza il 30 giugno. Di vittoria, in ogni caso, è ancora difficile parlare.