La decima edizione del Terra di Tutti Film Festival si conclude con tanti premi e menzioni. Il Premio Lo Porto a Nevertheless, Al Quds di Unai Aranzadi. “Un paese di Calabria” si aggiudica invece il Premio Senni. Il film del regista turco Orhan Tekeoglu, “Extraordinary People” vince il Premio Susy. Menzioni anche al “Paradis fiscaux” di Benoit Bringer, “Girls’ war” di Mylene Sauloy e “Siamo tutti in transizione” delle scuole Laura Bassi.

Con i tre premi ufficiali ed quattro menzioni speciali si è conclusa la decima edizione del Terra di Tutti Film Festival. Attraverso i documentari, il cinema sociale e la proiezione di sessanta pellicole, anche quest’anno il festival ha offerto uno spaccato di tante parti del mondo, affrontando temi molto diversi che raramente fanno breccia sugli schermi italiani.
La proclamazione dei vincitori è avvenuta al Cinema Lumière ed è stata inframmezzata da una pièce tratrale su Lampedusa di Cantieri Meticci e dalla proiezione di una preview di quello che sarà un documentario di Costantino Margiotta sull’uccisione di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso in Pakistan, che dà il nome anche al premio più importante del festival.

Il Premio Senni va a “Un paese di Calabria” di Shu Aiello e Catherine Catella, prodotto da Bo Film, che racconta la scelta coraggiosa del Comune di Riace per ripopolare il paese dando case ai rifugiati.
La menzione del Comitato Giovani per l’Unesco va invece a studentesse e studenti delle scuole “Laura Bassi” di Bologna, che hanno realizzato “Siamo tutti in transizione”, un corto che racconta la vita delle persone transessuali, mettendone in luce i principali nodi, le difficoltà quotidiane, le battaglie per vedere riconosciuti i propri diritti.

Il Premio Susy per il documentario sull’economia alternativa e sociale va invece al turco Orhan Tekeoglu con il suo “Extraordinary people”. Il film parla delle popolazioni che vivono nella Regione del Mar Nero, a mille metri di altezza. Nonostante le dure condizioni naturali della regione, le persone riescono a riempire di significato la propria vita, adottando soluzioni pratiche e creative.
All’interno dello stesso premio, una menzione va anche a “Secondo mondo” di Alessandro e Mattia Levratti, che raccontano la frammentazione sociale cui il modello liberista e capitalista ci ha costretti, anche nella florida Emilia.

Ad aggiudicarsi altre menzioni, ma all’interno del Premio Lo Porto, sono Benoit Bringer con il suo “Paradis fiscaux – la casse du siecle”, che racconta lo scandalo di Panama Papers, e Mylene Sauloy, autrice di “Girls’ war”, un sentito ritratto delle combattenti curde del Rojava.
Il premio, però, va ad Unai Aranzadi, autore di “Nevertheless Al Quds”, che racconta come dal 1967 l’insediamento israeliano a Gerusalemme Est sia inarrestabile. Ma nulla può annientare la dignità e la forza delle persone che vivono nel territorio palestinese occupato.