Hanno aperto una vertenza perché il modello che l’azienda vorrebbe adottare rischia di livellarsi verso il basso alla stregua degli altri competitor, hanno già realizzato due scioperi nelle giornate del 12 febbraio e del 5 marzo. Ma a causa di questa mobilitazione l’azienda ha innalzato un muro e sta dando vita ad azioni ritorsive nei confronti dei lavoratori che partecipano alla protesta.
Riders Union Bologna denuncia la condotta di My Menu, piattaforma di delivery attiva anche in città, e chiede l’intervento del Comune per richiamare l’azienda al rispetto di quanto sottoscritto nella Carta di Bologna, di cui è firmataria.

La protesta dei riders contro le ritorsioni di My Menu

Cancellazione di turni, negazione di ore di disponibilità, rifiuto di consentire al sindacato di assistere i lavoratori nelle relazioni industriali. Sono queste le azioni ritorsive e anti-sindacali che My Menu starebbe compiendo secondo Riders Union Bologna. La sigla dei ciclofattorini ha tenuto oggi una conferenza stampa per denunciare l’accaduto e per chiedere all’Amministrazione comunale di intervenire come mediatrice.
«Nella Carta di Bologna del 2018 di cui My Menu è firmataria – osserva ai nostri microfoni il sindacalista Stefano Re – è scritto che c’è divieto di discriminazione per tutti i motivi, compreso quello sindacale, che c’è libertà di sciopero e di adesione ai sindacati, e che firmatari devono applicare i minimi contrattuali».

In seguito all’apertura della vertenza, invece, My Menu starebbe disattendendo quanto sottoscritto e, nonostante all’inizio si mostrasse la più aperta delle piattaforme di delivery, ora si starebbe adeguando alle pratiche delle altre società.
Il nocciolo della vertenza riguarda la retribuzione. «Mentre si introducono forme contrattuali per le quali noi stessi lottiamo da anni, cioè con maggiori tutele – spiega Re – la retribuzione dei riders viene decurtata in modo sostanziale del 15-20%». Eppure, sottolineano i ciclofattorini, My Menu stessa applica un supplemento al cliente proprio per riconoscere ai lavoratori un equo compenso.
Di fronte alla chiusura da parte dell’azienda, quindi, Riders Union Bologne e Adl Cobas chiedono al Comune di convocare il prima possibile un tavolo.

ASCOLTA L’INTERVISTA A STEFANO RE: