Dopo l’annuncio nei giorni scorsi da parte del sindaco Matteo Lepore, che ne aveva parlato durante la presentazione delle linee programmatiche, il Comune di Bologna ufficializza con una delibera la cessazione delle alienazioni immobiliari. Per l’Amministrazione, il patrimonio residenziale pubblico nel contesto attuale torna importante per fronteggiare la domanda crescente di case popolari.

Stop alla vendita di case pubbliche: il Comune di Bologna ferma le alienazioni immobiliari

«È un cambio di passo», commenta la vicesindaca con delega alla Casa Emily Clancy, che oggi ha presentato la delibera approvata in giunta e che ora dovrà seguire l’iter in Consiglio comunale.
«Lo stop alla vendita del patrimonio pubblico – sottolinea Clancy – si aggiunge alle altre azioni, come l’agenzia sociale per la casa e il lavoro che stanno facendo le parti sociali per il rinnovo dell’accordo sul canone concordato“.
L’obiettivo è quello di aggredire su più fronti, sia quello pubblico che quello privato, il problema abitativo in città che, anche a causa del caro energia, è destinato a manifestarsi ancora di più in futuro.

Il piano delle alienazioni immobiliari di Palazzo D’Accursio comincia nel 2013, in epoca di austerity e spending review. Le amministrazioni locali venivano fortemente incoraggiate a vendere i “gioielli di famiglia”, anche a causa del taglio dei trasferimenti da parte dello Stato. In quasi dieci anni il Comune di Bologna ha venduto 298 unità immobiliari, che hanno fruttato circa 31 milioni di euro. Risorse in larga parte investite per la manutenzione del patrimonio pubblico.

Ora la fase politica è cambiata, sottolinea Clancy, che cita le risorse del Pnrr, del Superecobonus 110% e del fondo complementare che dovrebbero portare a Bologna circa 60 milioni di euro da investire nella ristrutturazione e nell’adeguamento energetico e sismico del patrimonio residenziale pubblico.
In particolare, ad Acer sarà dato un nuovo indirizzo che tenga conto anche degli alloggi “risparmiati” dal piano delle alienazioni.
Nello specifico sarebbero un centinaio le unità immobiliari che il Comune ha deciso di non vendere più. Di queste, una settantina sarebbero alloggi che potrebbero andare ad aumentare le case popolari pubbliche.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD EMILY CLANCY: