Oltre 350 residenti del quartiere Santo Stefano firmano una petizione per difendere Labàs, il centro sociale occupato in via Orfeo, nell’ex caserma Masini. “Sarebbe una grave perdita se si tarpassero le ali a questa esperienza a vantaggio di sconsiderate speculazioni edilizie, peraltro già ampiamente in atto in quartiere”.
Mentre Forza Italia chiede lo sgombero dei centri sociali occupati a Bologna, gli attivisti di Labàs, lo spazio occupato nell’ex caserma Masini di via Orfeo, incassano l’appoggio dei residenti del quartiere Santo Stefano. Sono già 350, infatti, i cittadini che hanno firmato la petizione promossa da Toni Rovatti e Luca Fragale, che abitano nella zona dove ha trovato casa, dopo già due sgomberi, il centro sociale.
Quest’ultimo, per il momento, vince la gara di firme con i berlusconiani. Il consigliere regionale forzista Galeazzo Bignami, infatti, aveva reso noto di aver raccolto 119 firme per chiudere Labàs, appena un terzo di quelle raccolte dallo spazio sociale di via Orfeo.
Numeri a parte, quel che conta è la sostanza. I residenti vogliono scongiurare l’ipotesi che Labàs venga sgomberato, magari per lasciare il posto a qualche operazione speculativa. “Sarebbe una grave perdita se si tarpassero le ali a questa esperienza a vantaggio di sconsiderate
speculazioni edilizie, peraltro già ampiamente in atto in quartiere”, si legge nel testo dell’appello.
“Quel luogo è un ex caserma delle brigate nere dove avvenivano torture – racconta ai nostri microfoni Toni – Per 15 anni è rimasto chiuso, in preda al degrado ed alla muffa e sarebbe un peccato che ora che è tornata a vivere grazie alla Labàs venisse nuovamente sottratto ai residenti del quartiere un luogo dove incontrarsi e confrontarsi”.
I promotori della petizione fanno sapere, inoltre, che hanno intenzione di portare le firme raccolte in Quartiere, con cui, tra pochi giorni, potrebbe esserci un incontro.
Nel frattempo Labàs si prepara ai prossimi appuntamenti conviviali, come il pranzo sociale di domenica prossima. “Abbiamo già superato i 150 iscritti – racconta Cristopher di Labàs – e abbiamo dovuto chiudere le prenotazioni prima del tempo”.