La storia di “Mafia Capitale”, l’incredibile sistema criminale che ha dominato Roma, nel libro-inchiesta di Lirio Abbate e Marco Lillo, “I re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di mafia capitale” (Chiarelettere). Una rete di malaffare che ha unito politici di destra e sinistra, sotto il comando dell’ex terrorista nero Massimo Carminati.

Il polverone mediatico e giudiziario sollevato nel dicembre del 2014 dall’inchiesta su “Mafia Capitale” affonda le sue radici nel lavoro – iniziato due anni prima – del giornalista dell’Espresso Lirio Abbate, costretto a vivere sotto scorta per le sue inchieste sulle mafie. Già nel 2012 Abbate inizia a raccogliere informazioni sulla rete criminale che spadroneggia nella Capitale, attraverso le rivelazioni di una fonte segreta che per la prima volta fa il nome di Massimo Carminati, l’ex terrorista nero ed esponente della banda della Magliana a capo dell’organizzazione. Nel saggio-inchiesta “I re di Roma” (edito da Chiarelettere), Lirio Abbate e Marco Lillo ripercorrono le tappe dell’inchiesta giornalistica che ha svelato gli intrecci e le collusioni tra malavita e politica, prima che la Procura di Roma facesse luce sul “mondo di mezzo”.

Venerdì 20 marzo, in piazza Maggiore, Lirio Abbate chiuderà il ciclo di incontri di Libera, presentando il suo libro, alla vigilia della XX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Occasione per non dimenticare lo scandalo di “Mafia Capitale”, che dopo il ciclone sollevato dagli arresti e dalle intercettazioni sembra ora finito in secondo piano, nel silenzio generale di media, politici e cittadini. “C’è una quiete per l’attesa giudiziaria, una cosa che non stupisce – dice ai nostri microfoni Lirio Abbate – mi stupisce invece il fatto che la gente di Roma non si è resa conto del pericolo che c’è attorno a loro. Manca una presa di coscienza perché non c’è un fatto emotivo e diretto che li mette a contatto con la mafia. Questa mafia, come tutte le mafie, quando è così forte ha un controllo del territorio che permette di impedire gli omicidi. Se non vedi il sangue, non vedi la violenza e non ti rendi conto che esiste la mafia. È quello che succede anche in Emilia Romagna, dove le cosche sono radicate e prosperano inquinando l’economia legale e la politica, ma la gente e gli amministratori locali fanno fatica ad ammetterlo”.

Il libro racconta come è iniziata e come è stata svolta l’inchiesta giornalistica, un lavoro basato su dati raccolti sul territorio, attraverso fonti certe, e poi controllati e verificati con cura. “Il blitz e gli arresti dello scorso dicembre, insieme a intercettazioni e atti giudiziari, confermano quello che avevamo svelato nel dicembre del 2012 – sottolinea Abbate – Una storia che ha un perno centrale a Roma, ma che si allarga in tutta Italia, verso la Sicilia e la Calabria, con i collegamenti con Cosa Nostra e la ‘ndrangheta, e verso nord, con collegamenti con personaggi e imprenditori di Milano e Torino”.

Una rete che allunga i suoi tentacoli in modo silenzioso verso tutta la Penisola, e che senza spargere sangue riesce a penetrare nel mondo degli affari, facendo incontrare politici di destra e di sinistra, cooperative, manager, imprenditori e faccendieri di ogni tipo. “Una mafia che faceva affari milionari sulle emergenze, come quella dei migranti o della raccolta rifiuti, pilotando gli appalti del Comune e della Regione Lazio – ricorda il giornalista – ed è riuscita a mettere le mani sulle aziende pubbliche, attraverso uomini nei posti chiave dei consigli di amministrazione. Sono gli stessi indagati, nelle intercettazioni, a rivelare che destra e sinistra si sono messe insieme per fare affari. Il nero e il rosso, Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, sono uniti dal business e dai soldi. Sono coinvolti personaggi di destra come Gianni Alemanno e di sinistra come Luca Odevaine, che è stato capo di gabinetto dell’ex sindaco Veltroni, in mezzo a loro scorreva il business controllato dalla mafia. Questo – conclude Abbate – per far capire come in una grande città come Roma, c’è un profondo controllo di una organizzazione criminale che non ha colore politico“.