«Uno schifo». Così il consigliere comunale di Coalizione Civica Detjon Begaj commenta la situazione che ha trovato nella nuova sezione del carcere bolognese della Dozza dove ormai tre settimane fa sono iniziati i trasferimenti dei detenuti giovani adulti provenienti da diversi istituti penali minorili. Begaj ieri è andato in visita, insieme a consiglieri regionali e parlamentari, ai ragazzi reclusi per sincerarsi delle loro condizioni.
«Uno dei ragazzi ha raccontato di avere perso cinque kilogrammi in due settimane per la scarsità del cibo e della sua qualità», racconta il consigliere.
Le condizioni dei giovani detenuti trasferiti alla Dozza: fame, spazi angusti, attività ferme
Le criticità rilevate dall’ispezione sono numerose. La quantità del cibo e la sua qualità sono un elemento sottolineato da tutti i ragazzi reclusi. «Ci aspettavamo di trovare un situazione con criticità – sottolinea Begaj – ma ci ha sorpreso vedere dei giovani che hanno fame. A differenza degli adulti, poi, non possono nemmeno cucinarsi il cibo in cella».
Un altro elemento riguarda la riduzione dei colloqui rispetto alle strutture minorili in cui si trovavano prima del trasferimento, ma l’elenco dei problemi non è finito: spazi angusti, sia le celle che gli spazi esterni per l’ora d’aria, attività scolastiche e progetti che non sono ripartiti.
Al momento sono 18 i giovani detenuti trasferiti alla Dozza, ma il progetto dell’amministrazione penitenziaria prevede che il carcere per adulti possa ospitarne fino a 70.
«Alcuni sono stati trasferiti senza che fosse chiesto loro – ricostruisce il consigliere comunale – altri sono stati di fatto raggirati, perché è stato detto loro che alla Dozza avrebbero trovato spazi più belli e più attività, ma nulla di tutto questo è vero».
Un ulteriore elemento riguarda il loro soggiorno alla Dozza. L’amministrazione ha parlato di una soluzione temporanea di tre mesi, ma sia i ragazzi sia il personale incontrato dagli ispettori sono convinti che il periodo sarà più lungo.
Per Begaj questa operazione non risolverà nemmeno il problema per cui è stata presentata, cioè il sovraffolamento degli istituti minorili. Una condizione, sottolinea il consigliere, che è stata determinata anche dal cosiddetto Decreto Caivano del governo Meloni, che ha dato la possibilità di una carcerazione preventiva per i minorenni.
Le condizioni in cui i giovani detenuti si trovano reclusi al carcere della Dozza, dunque, sembra una sorte di accanimento e per Begaj rappresenta un passo indietro rispetto alla cultura carceraria.
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