Il segretario della Cei, Nunzio Galantino, boccia l’idea del ministro Alfano di creare Hot Spot galleggianti. Ma oltre alla posizione della Chiesa, i centri di identificazione e selezione dei richiedenti asilo violano la normativa europea ed italiana. Zorzella (Asgi): “Non può essere la polizia a selezionare chi è richiedente asilo e chi solo migrante economico”.

L’hotspot è una riedizione in brutta copia dei luoghi di trattenimento di persone“, i migranti hanno il diritto di presentare domanda d’asilo e al ricorso, “sulle navi questo percorso di protezione internazionale non è possibile”. Da monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei intervistato da Repubblica, arriva la totale bocciatura agli hotspot in mare, idea lanciata nei giorni scorsi dal ministro degli Interni Angelino Alfano. “Non è pensabile – dice – l’utilizzo di navi destinate al soccorso per far stazionare nel Mediterraneo migliaia di persone in attesa di una non precisata destinazione. A meno che le si voglia riportare nei porti della Libia e dell’Egitto, condannandole a nuove forme di sfruttamento”, aggiunge Galantino.

Oltre alle posizioni della Chiesa, però, gli hot spot galleggianti hanno ampi profili di illegittimità giuridica, come denuncia l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi).
Ai nostri microfoni, Nazzarena Zorzella, avvocata dell’associazione, spiega perché i centri di identificazione e selezione di migranti non rispettino la legge. “Gli hot spot galleggianti esasperano le irregolarità che già esistono in quelli sul territorio italiano – osserva Zorzella – La legge italiana ed europea dice che non possono essere le forze di polizia a fare una selezione, spesso solo sulla base della nazionalità, tra chi è richiedente asilo e chi, invece, migrante economico“.
Mancano poi le certezze sul tempo di trattenimento delle persone identificate in mare. Tema sul quale l’Italia è già stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.

Non solo: la legge prevede che per fare richiesta d’asilo politico non serva una domanda scritta, ma basti anche manifestare la volontà in modo orale. Negli attuali centri non c’è un controllo sulle garanzie di tutela alle persone, né sulle corrette informazioni circa la domanda di richiesta di protezione internazionale che devono essere fornite alle persone.
Zorzella ha inoltre visitato l’hot spot di Pozzallo e riferisce di aver trovato una situazione terribile. “Alle illegittimità già descritte, a Pozzallo, così come a Taranto e in altri hot spot, se ne aggiunge un’altra: il trattenimento per oltre un mese di minori di 10-11 anni. Una cosa gravissima e contraria ad ogni legge”.