La città, la grande città è una metropoli che pulsa, avvolge, costringe stritola, opprime. Ma a suo modo è un essere vivente, che urla, piange, prova sensazioni come fosse vittima di sé stessa.
E’ in questa direzione la ricerca di Holly Heuser, disegnatrice attualmente residente a Milano, che proprio su Milano ha imperniato il suo ultimo lavoro, intitolato “Milano emotiva”. L’intervista parte da un errore di chi scrive, che si è confuso col titolo di un vecchio lavoro dell’artista. Tuttavia ciò ha permesso un racconto spontaneo di tutto il percorso che ha portato Holly dal primo lavoro (La mia prima storia milanese) al recentissimo “Milano emotiva”.
La psicogeografia nell’opera di Holly Heuser
Holly ha studiato dal 2009 al 2014 a Bologna, dove ha imparato l’arte dell’horror vacui grafico, seguendo l’ispirazione fornita dal grande Gianluca Lerici, il celebre fumettista ligure conosciuto col nome d’arte di Professor Bad Trip. Intorno al 2020 Holly ha cominciato ad avvicinarsi all’idea di sequenzialità del fumetto, e nacque “La mia prima storia milanese” (titolo oggetto dell’errore di chi scrive), un flusso di coscienza scaturito dal rapporto tra la città e la psiche dell’artista.
Nel frattempo Holly ha raccolto materiale, in forma di diario illustrato, che è poi confluito in “Milano emotiva”. In questo lavoro sono racchiuse le emozioni prodotte dall’architettura della metropoli.
Holly è sempre stata attirata dalla psicogeografia, vale a dire il campo letterario e artistico nel quale la città è vista come un essere vivente. E quando si è trasferita a Milano nel 2017, si è trovata immersa in una città a suo modo sofferente di sé stessa. Ha raccolto materiale per quattro anni, e dal fortunato incontro con Marco Philopat di Agenzia X è scaturita l’idea di farne un libro, che è diventata la prima opera grafica della casa editrice. Un’opera che cerca di racchiudere la sofferenza e la bellezza del brulicare umano all’interno di una metropoli capitalistica.
Holly Hauser e la poesia visiva, un genere che ha riferimenti illustri quali William Burroughs, e che appare leggermente nascosta, non cercando la linearità della narrazione come tradizionalmente la intendiamo.
Holly aveva già fatto uscire “Avventurina”, altro pamphlet acquarellato. Le abbiamo chiesto di indicarci le differenze rispetto a “Milano emotiva”: a livello tecnico, “Milano emotiva” è un lavoro completo e compiuto, laddove invece “Avventurina” era una sperimentazione. A livello concettuale, “Avventurina” era un lavoro introspettivo, mentre “Milano emotiva” presenta riferimenti evidenti a Milano: Holly ci confessa il suo amore per Charles Dickens e la minuziosità della sua narrativa sulla Londra dei suoi tempi.
Nonostante l’amore per Bologna e per la nativa Firenze, Holly ha trovato il luogo fertile per lavorare a Milano, nella convulsa e invivibile Milano dove si è talmente piccoli da risultare pressocché insignificanti. Ma un’artista come Holly aveva bisogno dell’anonimato che proprio una metropoli così può fornire, e ne ha fatto terreno per osservare, registrare, rielaborare. Un metodo di “vivere lavorando” che cercherà di trasmetterci nel prossimo imminente appuntamento venerdì 15 Aprile, alle ore 18, alla libreria Infoshop in via Mascarella 24/b.
Sergio Fanti