Il tema è serio, al punto che lo ha citato anche il premier Mario Draghi nella sua informativa in Senato. La guerra in Ucraina, con il blocco delle esportazioni di grano, sta aggravando una situazione già critica nel Corno d’Africa, dove la siccità ha già minato l’approvvigionamento di cibo. La drammatica conseguenza è una crisi alimentare che, tra le tante implicazioni, sta favorendo anche il fenomeno della vendita delle spose bambine.

La crisi alimentare conseguenza di cambiamenti climatici e conflitti

Il rischio umanitario è conclamato e Paesi come l’Etiopia e la Somalia figurano entrambi nella Emergency Watchlist 2022 dell’Irc. Secondo l’Onu, la siccità che ha colpito il Corno d’Africa ha già obbligato più di 13 milioni di persone alla fame.
Tutti gli indizi portano ai cambiamenti climatici, con il surriscaldamento globale che ha aggravato in modo consistente il problema della siccità. In Etiopia, inoltre, ci sono milioni di persone da sfamare attraverso aiuti umanitari a causa della guerra condotta con l’Eritrea nella regione del Tigray.

La crisi alimentare, però, è aggravata anche dalle conseguenze della guerra in Ucraina, in particolare dal blocco che essa ha comportato per l’esportazione di grano. Ucraina e Russia, infatti, sono tra le maggiori produttrici mondiali di cereali e il conflitto ha compromesso l’export verso altri Paesi.
«L’area del Sahel è strutturalmente colpita dai cambiamenti climatici – osserva ai nostri microfoni Roberto Sensi, Policy advisor global inequality di Action Aid Italia – L’insicurezza alimentare e la povertà producono dinamiche di diseguaglianza profonda dove ad essere maggiormente colpite sono le donne». Una spirale, insomma, in cui le persone impoverite vendono le proprie figlie alimentando il fenomeno delle spose bambine.

L’insicurezza alimentare è un problema globale ed è in aumento

Non è però solo il Corno d’Africa ad affrontare i problemi connessi ai cambiamenti climatici e alla guerra in Ucraina. Ci sono vaste zone del Medio Oriente e del resto dell’Africa che vivono gli stessi problemi. Secondo la Fao, già prima dello scoppio della guerra in Ucraina erano cresciute di 100 milioni le persone che fronteggiavano un’insicurezza alimentare grave e la responsabilità è da imputare anche alla pandemia.
«I fattori strutturali che determinano un aumento dell’insicurezza alimentare sono i cambiamenti climatici e conflitti – spiega Sensi – Poi ci sono fattori contingenti, che sono crisi pandemica, le conseguenze che produce, oppure tensioni geopolitiche che si riflettono sui mercati globali».

Ma il combinato disposto di pandemia, cambiamenti climatici e guerre, come quella in Ucraina, hanno generato una crisi alimentare che ha mostrato al mondo come anche in Europa abbiamo sistemi alimentari che sono globalizzati e fortementi dipendenti dalle filiere internazionali globali. «Laddove le tensioni nel contesto geopolitico aumentano – sottolinea il responsabile di Action Aid – si riflettono sulle conseguenze». In Italia, al momento, le conseguenze maggiori si sono verificate sul tema dei costi energetici, anche se alcuni aumenti delle materie prime alimentari si sono già verificati. «Però è un segnale che cambiamenti climatici, conflitti e tensioni ci espongono su ambiti fondamentali della nostra esistenza – conclude Sensi – e i Paesi più esposti anche ai cambiamenti climatici, che sono poi quelli più poveri, sono quelli che vengono maggiormente colpiti. Ma in qualche modo dovremmo ripensare ai sistemi alimentari, anche da noi».

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