Dopo il raggiunto accordo della scorsa settimana, il blitz israeliano di domenica sera nella zona di Khan Yunis ha dato inzio a un conflitto che potrebbe essersi appena concluso. Lunedì mattina infatti erano iniziati i lanci di razzi palestinesi e i raid aerei israeliani, ma entrambe le parti hanno appena siglato il cessate il fuoco.

Israele e palestina di nuovo in guerra

La mediazione dell’Egitto ha portato alla dichiarazione del cessate il fuoco da parte di Hamas, poi confermato da Israele. Ce ne informa un compagno italiano che si trova in Palestina, che ha ricevuto la notizia nel corso dell’intervista e chiarisce che questo non garantisce che nelle prossime ore non riprendano i bombardamenti.

L’escalation del conflitto nella zona della striscia di Gaza ha subito una dinamica particolare, perché è arrivata all’indomani dell’accordo raggiunto dopo mesi di contrattazioni, che il premier israeliano Netanyahu aveva spiegato e difeso di fronte alle proteste dell’ala più estrema del suo governo di destra. Ma poche ore dopo il suo discorso in cui aveva sottolineato la necessità di evitare nuovi conflitti armati, “Domenica sera c’è stata un’operazione militare israeliana – spiega A. – premeditata e per cui sembra che ci fosse anche il consenso del governo israeliano, ma tutte queste sono informazioni che bisogna ancora conoscere, se effettivamente c’è stato o meno il consenso. Dopodiché ci sono stati dei bombardamenti e dei missili per un paio d’ore, ma non sono andati avanti per tutta la notte e l’operazione era finita così. Il giorno dopo dopo i funerali dei 7 palestinesi uccisi è iniziata la risposta di Hamas con un fitto lancio di razzi contro Israele, ma c’è da dire che già dalla mattina si sentivano degli F16 volare, quindi era pronto anche l’esercito israeliano a una risposta”.

L’accordo che si era raggiunto la scorsa settimana grazie alla mediazione egiziana arrivava al termine di mesi di contrattazioni tra Hamas e Israele, nel tentativo di alleggerire le tensioni dettate sia dal controllo militare sia dal controllo economico delle truppe israeliane. Infatti le condizioni di vita nella striscia di Gaza sono appesantite dalla povertà e dalla scarsità di accesso alle risorse e ai beni di prima necessità almeno quanto lo sono dalla situazione militare. “Era stato trovato pochi giorni fa un accordo con la mediazione egiziana e il finanziamento del Qatar per portare all’interno della striscia del gasolio, un generatore per l’elettricità, medicinali, soldi per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici e in generale per migliorare le condizioni di vita nella striscia, che vertono in una situazione di povertà estrema. È anche per quel motivo che sono partite le manifestazione che ogni venerdì continuano ad esserci e che Israele chiedeva ad Hamas di fermare, ma che Hamas non riesce a controllare la massa di persone che si trovano lungo tutto il confine per dimostrare il loro senso di disperazione più totale. È anche nell’interesse di Hamas voler controllare e fermare queste manifestazioni. Ma queste manifestazioni altro non erano che la dimostrazione che all’interno della striscia c’è un assoluto bisogno di controllare e fermare questo stato di collasso in cui la popolazione vive da un sacco di tempo”.

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