Due anziani vedovi in procinto di iniziare una nuova storia, un immigrato gambiano che ha bisogno di lavoro, una ragazza tossicodipendente in crisi di astinenza, un’autista dell’autobus in crisi coniugale e un rider «fuori tempo massimo» per età anagrafica: sono i protagonisti di Effetti collaterali – Storie di resistenza quotidiana, il primo libro di Leonardo Tancredi edito da Pendragon che sarà presentato stasera alle 18 al condominio SCALO, in un dialogo moderato dalla giornalista Alice Facchini con l’autore, la psicologa Marta Guidotti di Associazione Approdi, Francesca Spinato di Piazza Grande e Antonio Bagnoli della casa editrice .

Il romanzo raccontato dall’autore, Leonardo Tancredi

Le vite di Renato e Mirella, Ibrahim, Melissa, Lucia e Luciano si intrecciano tra loro tra le strade di Bologna, a volte cercandosi, a volte per caso: cinque spaccati di vita durante il lockdown per la pandemia di Coronavirus, cinque persone che in qualche modo «sfuggono alle statistiche tragiche delle corsie d’ospedale, ma rientrano nella vasta gamma degli effetti collaterali», come afferma uno degli stessi personaggi, Luciano.

«Ho iniziato a scrivere la prima storia durante il lockdown. L’ambientazione è stata poi quella per forza di cose», racconta Leonardo Tancredi, educatore e direttore responsabile del magazine di Piazza Grande, cooperativa bolognese che lavora con le persone senza fissa dimora. «Da lì mi è venuta voglia di raccontare altre storie possibili che si potevano snodare in quel momento storico, scegliendo personaggi inusuali o che in qualche modo fossero costretti a vivere qualche forma di disagio data la loro condizione». Ogni personaggio, specifica poi l’autore, è un collage di vite reali, ricomposto mettendo insieme pezzi di vita conosciuti «per relazioni personali o per conoscenze professionali». Poi, ridendo, aggiunge: «Forse il mio problema è che ho poca fantasia».

Sullo sfondo delle vicende dei cinque personaggi c’è Bologna, anche lei ben conosciuta dall’autore e sesta e silenziosa protagonista di Effetti collaterali. È una città deserta, attraversata solo da persone che camminano sul filo dei margini della società o da lavoratori “essenziali” ritrovatisi all’improvviso nella paradossale condizione di eletti: gli unici a poter uscire di casa. L’ambientazione dei cinque racconti, riflette Tancredi, non poteva che essere bolognese: «Non ho potuto fare a meno di scrivere in presa diretta, immaginando che questi personaggi si muovessero in ambienti che potevo descrivere al meglio. E poi, mi piaceva descrivere quello che vedevo nella città in quella condizione peculiare che era il lockdown, le poche volte che riuscivo a uscire».

Forse per questo il personaggio che è più caro all’autore è il rider Luciano – il lavoratore “libero di uscire di casa” per antonomasia nell’immaginario collettivo pandemico. Luciano è un uomo di quasi quarant’anni a cui è andato tutto storto nella vita dopo una decisione incauta ma che, in fondo, trova un piacere quasi voyeuristico nel consegnare cibo d’asporto alle persone. È un modo per riempire il vuoto della sua solitudine, ma anche per fare brevi, brevissime incursioni nelle vite degli altri e per immaginare le loro storie, unendo a doppio filo le cinque vicende e rendendosi così uno specchio dell’antologia stessa.

Chiara Scipiotti

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