La mobilità in capo al sindaco, una maggioranza di donne, molte indipendenti, e assessorati per ricucire a sinistra. Virginio Merola ha presentato la squadra di assessori che lo affiancherà nel mandato e imprime una linea che diverge dalle ricette renziane.
A nove giorni dalla vittoria al ballottaggio contro Lucia Borgonzoni, il sindaco di Bologna Virginio Merola ha annunciato i nomi dei componenti della sua giunta. Le trattative si sono protratte a causa dei difficili equilibri interni alle correnti del Pd, con ciascuna componente che voleva piazzare i propri uomini. È anche per questo che Merola ha deciso di spazzare via tutti gli appetiti e di nominare ben 4 assessori indipendenti. Per la prima volta nella storia di Bologna, inoltre, la città è guidata da una squadra composta in maggioranza da donne. Sono infatti cinque le assessore, contro quattro colleghi maschi. Grossa novità anche per la mobilità: Merola tiene per sè la delega.”Nonostante l’ottimo lavoro di Colombo – ha dichiarato il sindaco – ci sono state troppe contrapposizioni, che mi assumo la responsabilità di risolvere”.
Tra le conferme della giunta Merola troviamo Riccardo Malagoli a Sicurezza, Quartieri e Lavori Pubblici, Matteo Lepore a Promozione della Città, Agenda digitale e Sport, Luca Rizzo Nervo a Welfare e Sanità, Davide Conte che passa al Bilancio e Marilena Pillati che, oltre ad Istruzione e Giovani, assume anche il ruolo di vicesindaco. Le altre new entry in giunta sono Susanna Zaccaria, presidente della Casa delle Donne di Bologna, a Pari Opportunità e lotta alle discriminazioni di genere, orientamento sessuale ed etnico, Valentina Orioli, docente Unibo, ad Urbanistica e Ambiente, Virginia Gieri a Casa ed Emergenza abitativa, Bruna Gambarelli, operatrice culturale di Dom Pilastro, a Cultura e Periferie.
Il sindaco ha tenuto a dettagliare le deleghe per sottolineare le priorità del suo mandato e come intende coniugare i temi più caldi del dibattito cittadino.
L’assessorato alle Pari Opportunità, ai Diritti Lgbt, così come il contrasto alla violenza di genere e alle discriminazioni etniche, insieme al legame tra Cultura e Periferie e all’esplicita definizione di “emergenza abitativa”, sembrano un chiaro tentativo di ricucire a sinistra e di divergere dalla linea impressa al partito a livello nazionale dal segretario e premier Matteo Renzi.