Dopo gli ostacoli posti dalla pandemia, Non Una di Meno torna in piazza per l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, con lo sciopero femminista e transfemminista che, data la situazione internazionale, si contraddistingue come uno sciopero contro la guerra e per il disarmo.
Le femministe, del resto, sono tra le prime ad aver preso a livello internazionale una posizione contro la guerra, andando oltre le divisioni volute dai maschi e dal patriarcato, di cui il conflitto bellico è massima espressione.

Lo sciopero dell’8 marzo contro la guerra e per il disarmo

Sono 30 le città in mobilitazione in tutta Italia e a Bologna lo scioperò vivrà due momenti. Il primo, alle 9.00 in piazza Maggiore, con un presidio con microfono aperto per dare voce a coloro che vivono le diverse forme di violenza, ma anche con laboratori ed autoformazione. Alle 17.00, invece, l’appuntamento è per piazza XX settembre da cui, alle 18.00, partirà un corteo.

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8 marzo 2022: sciopero femminista e contro la guerra
Foto di Ludovica Demma

«Mentre le sanzioni economico-finanziarie non scalfiscono il potere degli oligarchi russi, ma stanno già duramente colpendo la popolazione civile – scrive Non Una di Meno nel proprio comunicato – la guerra russo-ucraina sta rimettendo in discussione il già problematico rilancio economico europeo, avviato con Next Generation Eu e con il Pnrr».
Le sue conseguenze, evidenzia il movimento transfemminista, saranno gravi anche in Europa e innescheranno una nuova pesantissima crisi economica globale. A pagarne il prezzo più alto saranno coloro che sono già stati pesantemente colpiti dalla crisi pandemica, le persone più povere, le donne, chi rifiuta i ruoli di genere, le persone migranti bloccate ai confini.

Non Una Di Meno si oppone a chi, anche in Ucraina, utilizza il nazionalismo come strumento di oppressione e discriminazione, e alla logica di un’accoglienza diversificata per i profughi, che ai confini dell’Ue respinge o accetta in base al colore della pelle e alla nazionalità di provenienza.
Le femministe esprimono la loro solidarietà a chi sta subendo le violenze della guerra, allə migranti, ucraine e non, che fuggono dalle devastazioni, a tuttə coloro che in Russia si stanno ribellando al governo autoritario di Putin e sfidano la repressione più dura, alle donne ucraine in Italia, spesso costrette a condizioni di sfruttamento e emarginazione dal vincolo del permesso di soggiorno.

Lo sciopero femminista e transfemminista mette anche in discussione le condizioni violente della pace che produce violenza istituzionale, sui confini e gerarchie.
Insieme alle femministe russe e in tutta Europa, Non una di Meno chiede una cessazione immediata delle operazioni militari, di avviare le politiche di disarmo e di rifiuto dei patti miliari, un trasferimento delle spese militari al welfare, all’istruzione e alla sanità, libertà di movimento e un permesso di soggiorno europeo incondizionato per tutte e tuttx.

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Le ragioni delle lavoratrici

A proclamare lo sciopero, anche quest’anno, sono i sindacati di base, mentre quelli confederali continuano sulla linea di non dare copertura alla mobilitazione. In piazza Roosvelt, davanti alla Prefettura, dalle 9.00 si tiene un presidio di Sgb e Cobas con una piattaforma dettagliata per lo sciopero.

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Le lavoratrici, però, scendono in piazza anche contro la guerra.

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