Da un lato la sospensione di tre autisti che lavorano per il magazzino di Amazon a Calderara di Reno, nel bolognese, dall’altro l’indisponibilità di Mc Donald’s a sedersi a un tavolo coi sindacati per discutere un contratto integrativo aziendale.
Questa fine di 2024 rischia di scaldarsi all’interno delle multinazionali che operano in Italia e lavoratori e lavoratrici sono a un passo da avviare stati di agitazione, scioperi o altre forme di lotta.
Rifiutano furgoni troppo carichi, la sospensione di tre autisti che lavorano per Amazon
«Venerdì avremo un incontro con l’azienda e se le cose non andranno bene, cioè se non verranno revocati i procedimenti disciplinari, siamo pronti a scioperare». Ai nostri microfoni Carlo Parente della Filt-Cgil si mostra molto determinato nella protesta contro le sospensioni comminate a tre autisti di Team Work, società che lavora in appalto per Amazon nel magazzino di Calderara di Reno.
I tre lavoratori si sono rifiutati di caricare alcuni pacchi, «dai 3 ai 7 su 250», sottolinea il sindacalista, cosiddetti “over”, cioè di volume e peso superiore alla portata dei furgoni.
In tutta risposta, il giorno successivo l’azienda ha sospeso i tre lavoratori contestualmente alla consegna della lettera di richiamo. Una mossa illegittima per la Filt-Cgil, perché viola la procedura prevista per le sanzioni disciplinari, che prevede di ascoltare il parere dei lavoratori circa la loro condotta.
Il sindacato ricorda che, secondo le normative applicate nel nostro Paese, è in capo all’autista la responsabilità del carico e della sua sistemazione sul furgone. La ragione per punirli per questo con le sospensioni cautelari (che sono previste in casi di furto o violenza sul luogo di lavoro), «è evidentemente quella di terrorizzare i lavoratori e le lavoratrici affinché non si permettano di non caricare tutto quello che un algoritmo dispone venga caricato e consegnato».
La vicenda ha trovato eco nella stampa e ieri il Capo di Gabinetto della Città Metropolitana di Bologna, Sergio Lo Giudice, ha invitato l’azienda a tornare sui suoi passi, richiamando i principi della Carta della Logistica Etica, promulgata nel 2022 proprio a livello provinciale, dove il tema della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente di lavoro riveste un’importanza centrale.
«Come sindacato abbiamo anche recentemente denunciato le pressioni che gli autisti ricevono per caricare tutto quello che gli viene assegnato senza tenere conto dei possibili rischi alla stabilità del carico e delle ripercussioni sull’attività propria dell’autista durante la guida e nella fase di consegna – ricorda la Filt – Questi rischi aumentano durante il periodo pre-natalizio perché i carichi di lavoro aumentano».
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Mc Donald’s rifiuta di discutere il contratto integrativo: verso forme di lotta
Oggi è anche un’altra multinazionale a far parlare in negativo di sè in Italia. Si tratta del colosso della ristorazione commerciale Mc Donald’s. Proprio oggi, infatti, si svolgerà il coordinamento nazionale dei delegati dei 700 ristoranti italiani del marchio che dovrà decidere quali forme di lotta mettere in campo nelle prossime settimane.
La ragione della protesta risiede nell’indisponibilità di Mc Donald’s anche solo di sedersi a un tavolo delle trattative per discutere un contratto integrativo aziendale che, sottolinea ai nostri microfoni la segretaria nazionale di Filcams-Cgil, Sonia Paoloni, «redistribuisca la ricchezza che la società fa grazie al lavoro degli addetti».
L’utilizzo del part-time e l’assenza di premi di risultato o altre forme di integrazione economica fa sì che lavoratrici e lavoratori di Mc Donald’s in Italia percepiscano retribuzioni più basse sia rispetto ai colleghi di società competitrici, ma anche di lavoratori di aziende licenziatarie dello stesso marchio Mc Donald’s, creando quindi una situazione paradossale e discriminatoria in cui ci sono lavoratori che svolgono le medesime mansioni ma con retribuzioni differenti.
In Italia i lavoratori che lavorano direttamente per la multinazionale sono circa 3600, ma complessivamente, cioè aggiungendo anche quelli che lavorano per società licenziatarie, sono circa 34-35mila addetti. «Non stiamo parlando di una società in crisi – sottolinea Paoloni – Parliamo di un’azienda che performa sempre bene».
ASCOLTA L’INTERVISTA A SONIA PAOLONI: