Settimana di Arte Fiera, settimana di Art City e anche se vi abbiamo riempito di informazioni su mostre ed eventi, con Cult News non potevamo esimerci dal condividere il personale punto di vista della conduttrice… Ecco dunque una breve selezioni di quali mostre andare a vedere.

In our life di Jason Hendrik Hansma presso Alchemilla, fino al 9 febbraio

La distinzione tra natura e città si dissolve. I fiumi invadono le cantine, il vento scardina le finestre, il fuoco brucia le porte. La terra danza e forse la Garisenda crolla. I luoghi chiusi fanno paura. 

In Our Real Life, l’artista Jason Hendrik Hansma, originario del pakistan ma con base in olanda, porta in mostra due filmati che catturano elementi naturali come l’acqua e il fuoco abbattersi con forza contro architetture di tutto il mondo.

Gabriele Tosi scrive: Le clip che li compongono sono individuate in rete, estratte, scaricate e organizzate manualmente. “Ho agito come farebbe il regista di una galleria d’arte.” La sceneggiatura è un documento excel dove ogni immagine ha un codice, una localizzazione e una descrizione. Tra le fonti d’ispirazione il vidding, pratica del mondo digitale in cui gli utenti rieditano frammenti di contenuti visivi per riscriverne le storie. 

L’artista: “Questa lunga operazione mi ha portato a riflettere sulla traduzione e sull’eccesso di nominazione, sull’imposizione del linguaggio come mezzo di controllo. Queste raccolte sembrano più dei ‘flussi’ di partecipazione con l‘‘innominabile’, o con ciò che ‘non può essere nominato’, perché attraversato da una trasformazione continua. Forse ci sono cose nelle nostre vite troppo ‘reali’ per essere assegnate a una categoria fissa e a una denominazione”.

The Models del duo londinese Demystification Committee al Tecnopolo Manifattura Data Valley Hub

Si tratta di un’installazione interattiva sul tema delle fake news, perché l’essere umano tende ad appassionarsi di più alle storie che suscitano stupore, rispetto ai testi o ai report scientifici.

L’installazione porta in scena maschere digitali animate in 3D engine, capaci di improvvisare una serie infinita di sketch teatrali nello stile della Commedia dell’Arte. A guidarle sono modelli di intelligenza artificiale che, con testi ispirati agli archetipi classici, danno vita a personaggi che confabulano, inventano verità, ripetono voci o commettono errori banali.

Le maschere, dotate di voce grazie a tecnologia text-to-audio, reagiscono agli input del pubblico, che attraverso il proprio smartphone avrà la possibilità di interagire con l’opera introducendo oggetti scenici che rappresentano superstizioni e teorie del complotto per stimolare e guidare l’improvvisazione. Da un’intervento di Federico Bomba, presidente di Sineglossa:

Questa installazione esplora i lati meno visibili e problematici dell’intelligenza artificiale generativa. Se il fact checking – la confutazione di notizie false o ingannevoli – verrà depotenziato dalle scelte recentemente comunicate da piattaforme come Meta, il pre-bunking diventa cruciale. Si tratta di strategie preventive che, attraverso l’esposizione a esempi di disinformazione come quello di The Models, aiutano a riconoscere e contrastare le fake news. (…)”

Qui il trailer dell’installazione.

“L’’arte non si addomestica. BOOMing Contemporary Art Show arriva a Palazzo Isolani con Le Rampicanti” di Michele Zacchini

Da Dumbo a Palazzo Isolani torna BOOMing Contemporary Art Show, la fiera dell’arte “emergente e in stato di emergenza” curata da Simona Gavioli, critica d’arte e curatrice, affiancata da Doc Creativity.

Con “Le rampicanti”, tema di questa quinta edizione, l’obiettivo è incentivare l’arte spontanea, capillare e imperfetta: un’arte semplicemente e meravigliosamente umana. 

Le piante rampicanti – come l’arte – non sono un sistema chiuso e perfetto, normabile e addomesticabile. Hanno giunture, nodi, imperfezioni, sporcature, come tutto ciò che ha attinenza con la realtà e con l’umano. Possiedono radici aeree, uncini e appigli da cui possono diramarsi in nuove direzioni impreviste, sfuggendo al controllo e alle ambizioni estetiche (…)

Su aboutbologna.it trovate l’articolo completo

Nella seconda parte della trasmissione abbiamo parlato del nuovo album dei Post Nebbia e dei dieci anni dall’esordio dei C’Mon Tigre a Bologna, entrambi i gruppi suoneranno il 7 febbraio rispettivamente al Locomotiv Club i primi e al TPO i secondi.

Abbiamo poi parlato dei Grammy Awards 2025 e della vittoria di Beyoncé, condividendo l’articolo di Bruno Giurato su domanieditoriale.it

“Beyoncé si è presa anche il country, l’egemonia è completa”

Ed è vero, la sanno fare meglio. Se c’è un luogo culturale nel quale l’egemonia, anzi la colonizzazione afroamericana, è ovunque, è la musica. Tutto nasce ovviamente dall’Africa. 

Ed è anche questa una ridanciana vendetta storica di cui nessuno parla mai. Il «continente bambino» (Hegel), il continente che «non ce la fa» (Braudel), il continente colonizzato, «diviso con la squadra e il compasso» (Van Der Post) ha colonizzato il mondo.

Domanda per gli scettici: avete mai ascoltato musica senza batteria, lo strumento poliritmico inventato dai neri americani? Pochina no? Già solo quello, l’aver reso universale il poliritmo (…)  è quasi tutto. Il poliritmo è il groove. Ritmicamente gli europei contano numeri aristotelici e solfeggiano, l’archetipo africano lavora per chiavi poliritmiche, sempre un po’ decentrate, ritualmente ballerine. Keith Richards la chiama «l’antica arte di ondeggiare». (…)

Un’irregolarità e un ondeggiare che i neri sono riusciti a riportare perfino sulla drum machine, lo strumento quantizzato per eccellenza (…) E poi c’è l’armonia, gli accordi. In un secolo di storia la musica nera ha preso l’armonia europea e l’ha stravolta. Deformando le gerarchie tra i gradi della scala, ricostruendo lucidi e complicatissimi percorsi con le sostituzioni di accordi, l’approccio modale e i cromatismi. E infine hanno l’improvvisazione.

(…) Beyoncé vince il Grammy, sfotte (eccome) il country. E ora andatelo a spiegare ai modernisti, occidentalisti, identitari, che non ci capiranno niente perché sono non veri tradizionali, sono ordinari nostalgici di bidoni vuoti. Ma se sentono un groove, anche loro, muovono il piedino. Ubbidiscono a Mamma Africa.

L’articolo completo lo trovate su editorialedomani.it

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Cult News è in diretta ogni venerdì mattina dalle 10.30 alle 11.30; l’agenda culturale che spazia fra suoni, letture ed eventi.
Di e con Flavia Montecchi.