La decisione della Russia, in particolare del presidente Vladimir Putin, di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk e di inviare truppe nel Donbass cambia lo scenario attorno alla crisi ucraina. Se appena una settimana fa il confronto tra Mosca e Washington appariva muscolare, ma ancora all’interno di una cornice diplomatica, molti osservatori considerano la mossa russa come uno strappo, probabilmente irreversibile.
Quali scenari per la crisi ucraina dopo lo strappo di Putin?
A fare un’analisi della situazione della crisi ucraina, ai nostri microfoni, è nuovamente Raffaele Crocco, direttore di Atlante delle Guerre e dell’associazione 46° parallelo. «Il quadro è decisamente cambiato ed è davvero difficile riuscire a immaginare cosa potrà accadere», afferma Crocco. È difficile anche capire perché Putin abbia deciso di operare questo strappo, cosa lo abbia portato a farlo, anche perché facendolo rinuncia al controllo dell’Ucraina, dal momento che ora Kiev si irrigidirà e, anche se formalmente non può entrare nella Nato, il Paese andrà verso una maggiore sfera di influenza occidentale.
Tuttavia, evidenzia il direttore di Atlante delle Guerre, la mossa di Putin solleva una questione mai chiarita, rimasta ambigua, nella comunità internazionale, che attiene alla sovranità degli Stati e al diritto dell’autodeterminazione dei popoli.
«Ci troviamo di fronte ad una situazione speculare a quella del Kosovo – osserva Crocco – ma mentre per il Kosovo Stati Uniti ed Europa hanno spinto per un’indipendenza e la creazione di uno Stato, per l’Ucraina affermano la necessità della sovranità».
Anche sul tema delle sanzioni annunciate dall’Occidente, in realtà, regna l’incertezza, perché non è detto che l’Europa possa arrivarvi in modo unitario.
Una situazione piuttosto intricata, dunque, fatta di paradossi, contraddizioni e incertezze che in questo momento, forse, potrebbe essere calmata con l’intervento dell’Onu. «Sarebbe logico – conclude Crocco – seguire la strada di una forza di interposizione delle Nazioni Unite che si mettesse lungo la linea di fronte dei separatisti del Donbass e l’esercito ucraino».
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