I nostri Mauro ed Erika questa settimana ci propongono l’ascolto dell’album uscito il 9 giugno Lasciando Tutto In Disordine che è il primo album da solista del polistrumentista Costa uscito per l’etichetta Fiori Rari.
Costa, all’anagrafe Stefano Costantini, nasce a Roma nel 1990 e si diploma al conservatorio alla tromba. Conosciuto per essere tra i membri fondatori Stag con i quali ha composto due album, e per essere stato direttore dell’orchestra del Festival di Sanremo diventando il più giovane a ricoprire quel ruolo sul palco dell’Ariston. Ora ha lasciato da parte il suo progetto collettivo per addentrarsi in questa avventura da solista.

Il disco d’esordio di Costa

“Lasciando tutto in disordine” è stato scritto dall’autore durante la quarantena e racchiude tracce dove la fanno da padrone le parole, gli strumenti (soprattutto quelli a fiato) e tanta sperimentazione con la musica elettronica. A detta dello stesso Costa, «questo è un album di ripartenza, di quel momento si decide di lasciarsi alle spalle tutto senza curarsi di quello che c’è stato prima di quel momento, accettando anche però le difficoltà del cambiamento e la paura del rischio». In questo panorama ignoto, però, l’artista ha trovato dei compagni come Giuliano Vozella che lo ha accolto nel suo studio e ha portato ai due a raggiungere una grande sintonia lavorativa, mentre sui testi è stato aiutato da un amico di infanzia che lo ha «aiutato a trovare le parole e consigliato letture determinanti per capire nuovi usi del linguaggi».

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Si passa quindi da canzoni come Talisker dove la parole sono la parte predominante a tracce come Non che sono esclusivamente strumentali. A proposito di quest’ultima canzone il musicista dice di averla fatta perché si è reso conto che il disco non lo rappresentava appieno in quanto non mostrava il suo lato da polistrumentista. Risulta quindi impossibile inscrivere in un’unica etichetta questo breve album della durata di soli venti minuti, ma sicuramente intenso.

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