Negli ultimi giorni attorno ai vaccini si è prodotto un grande caos. Da un lato le scene agli Open Day, con gente accalcata, che pressava per farsi vaccinare, gli errori nei certificati vaccinali e la ragazza che ha ricevuto AstraZeneca e nei giorni successivi ha perso la vita a causa degli effetti collaterali. Dall’altro, proprio i problemi manifestati dai vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson e la necessità di fare il richiamo a chi ha già ricevuto la prima dose ha persuaso le autorità a proporre un mix vaccinale, o vaccinazione eterologa, con un vaccino diverso, anche se gli studi non sono stati effettuati su vasta scala. Vi è poi un altro tema che divide la comunità scientifica: la vaccinazione ai minorenni.

Cosa dice la scienza? Quanto di quello che i governi decidono risponde a consolidate verità scientifiche e quanto, invece, la scienza è un argomento retorico utilizzato per giustificare e avvalorare scelte politiche?
Data la delicatezza dell’argomento – la salute – è opportuno che la cittadinanza sia informata nel modo più chiaro, corretto e approfondito possibile. Per questo, abbiamo chiesto a Vittorio Agnoletto di aiutarci a fare chiarezza su alcune delle questioni emerse e dibattute oggi.

Scienza o propaganda? I dubbi attorno alla campagna vaccinale

Si chiamava Camilla la 18enne morta nel genovese dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca durante un Open Day, le iniziative in cui la vaccinazione è stata trasformata in un happening con lunghe file di persone, soprattutto giovani, in fila accalcate per accapparrarsi una dose.
«La vaccinazione è a tutti gli effetti un atto medico che richiede il rispetto di alcuni protocolli – osserva Agnoletto ai nostri microfoni –
In particolare l’anamnesi e un consenso informato. Quanto sia possibile fare ciò dentro ad un Open Day con la massa che preme per essere vaccinata e un ritmo di vaccinazione velocissimo qualche dubbio sorge».
Le scene a cui abbiamo assistito, al contrario, sembravano più un party che un’attività medica e ciò, sottolinea il medico, non è accettabile perché, «se non si fa un’anamnesi fatta bene, si rischiano anche poi dei problemi sanitari non indifferenti».

Agnoletto interviene anche sulla vaccinazione ai minorenni, un argomento che divide la stessa comunità scientifica. «Non si può utilizzare strumentalmente il fatto che aver fatto la vaccinazione garantisce una maggiore libertà di movimento e spingere i ragazzi a fare la vaccinazione come se stessero andando a una festa – continua – Occorrerebbe ragionare caso per caso se è opportuno o meno effettuare la vaccinazione oppure no».
In Germania, ad esempio, l’Istituto di Sanità Robert Koch ha suggerito di vaccinare solamente i minorenni che hanno problematiche sanitarie o a coloro che vivono in famiglie in cui gli adulti non hanno potuto essere vaccinati.
«I rischi e i benefici devono sempre essere commisurati nello specifico – sottolinea Agnoletto – Il rischio che i ragazzi si infettino è minore, il rischio che la malattia evolva verso forme gravi è minore, il rischio che trasmettano il rischio è minore, invece i rischi che possono essere connessi alla vaccinazione in una popolazione giovane e sana sono rischi che altrimenti non esisterebbero».

Quanto al mix vaccinale, Agnoletto puntualizza quanto appurato con certezza fino a questo momento dalla scienza: «Su questo credo che sia corretto dire da un punto di vista scientifico dire che non abbiamo delle risposte certe. Ci sono due studi, di cui uno è stato anche pubblicato, che dimostrano che non vi è alcuna ragione contraria e che anzi ci sarebbe anche una maggiore efficacia, ma sono studi su delle popolazioni estremamente limitate».
Quindi per i dati che abbiamo, affermazioni perentorie in una direzione o in quella opposta non hanno una dimostrazione scientifica indiscutibile.
Agnoletto ricorda però che siamo dentro ad una problematica di sanità pubblica ed evoca un’ipotesi che comincia a circolare: verificare l’immunità e la difesa raggiunta da chi ha ricevuto solo una dose di AstraZeneca senza effettuare il richiamo. «Bisognerebbe però andare a misurare qual è la risposta immunitaria di ciascuno, cosa non esattamente semplice».

ASCOLTA L’INTERVISTA A VITTORIO AGNOLETTO: