Alla fine è tutta una questione di parole – e soprattutto del loro margine di ambiguità – quella che sta dietro l’accordo trovato in extremis per Cop28, la conferenza internazionale sul clima che si è svolta a Dubai.
C’è voluto un giorno in più rispetto alla chiusura preventivata per arrivare a un testo di un accordo che trovasse una quadra in particolare sul tema dei combustibili fossili. E la mediazione, con un gioco di parole, si gioca proprio su questi: non più “phase-out”, cioè abbandono dei combustibili fossili, ma “transition away”, cioè una transizione verso l’uscita dal loro utilizzo.

Da “phase-out” a “transition away”: i combustibili fossili nell’accordo di Cop28

A tracciare un primo bilancio, in attesa di un’analisi più approfondita del testo dell’accordo, su Cop28 è, ai nostri microfoni, Lorenzo Tecleme. Il giornalista sottolinea da un lato che la “transition away” è una formula più ambigua rispetto all’abbandono, ma al contempo è la prima volta che i combustibili fossili vengono menzionati esplicitamente nel testo finale di una conferenza sul clima quali principali responsabili della crisi climatica, anche da Paesi – come ad esempio l’Arabia Saudita – che su di essi basano la propria ricchezza.
E se non è ancora chiaro quando dovrebbe completarsi la transizione, se attorno al 2050 o più avanti, nel testo finale c’è un impegno alla riduzione dei combustibili fossili anche in questo decennio.

Tra le luci e ombre di Cop28 c’è anche la questione del “loss and damage”, i fondi per ripagare le perdite e i danni dovuti alla crisi climatica, che hanno visto contrapposti il nord (che dovrebbe pagare) e il sud (che dovrebbe essere risarcito) del mondo.
Uno dei pochi successi di Cop27 è stato proprio l’istituzione di questo fondo, ma tutto sulla carta. Cop28, invece, lo rende operativo, ma il problema, sottolinea Tecleme, è che «c’è poca ciccia».
Paesi come l’Italia, la Francia o la Germania hanno versato nel fondo 100 milioni di euro, ma per dare le dimensioni della scala di valori di cui parliamo, «per la sola alluvione in Emilia-Romagna ci sono stati 10 miliardi di danni», sottolinea il giornalista.

In definitiva, rispetto a quelle che erano le aspettative su Cop28 a Dubai, presieduta dal petroliere Sultan Al Jaber e con una penultima bozza di documento finale che ha fatto tremare i polsi, «abbiamo tirato un sospiro di sollievo – sottolinea Tecleme – Dopodiché rispetto a quello che sarebbe veramente necessario siamo ancora lontani e ancora non si può dire che il processo negoziale delle Cop stia funzioando».

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