Fuori onda Roberto Panzacchi, portavoce del Comitato Besta, rivela di aver ricevuto la notizia del «passo di lato» dell’Amministrazione guidata da Matteo Lepore di notte e che in un primo momento aveva pensato ad una burla.
Invece è andata proprio così: il nuovo edificio scolastico delle scuole Besta all’interno del Parco Don Bosco non si farà. Il sindaco lo ha ufficializzato sabato scorso, cogliendo di sorpresa un po’ tutti. Alunne e alunni troveranno ospitalità all’interno di nuove strutture nel non lontano polo del Liceo Copernico.

Parco Don Bosco, la vittoria del Comitato Besta

Le ragioni di chi si opponeva alla realizzazione del nuovo edificio, che avrebbe comportato l’abbattimento di decine di alberi, hanno prevalso. O meglio: ha prevalso la determinazione di questa lotta, al punto che lo stesso Lepore ha affermato che andare avanti con i cantieri, cercando di sgomberare il presidio permanente all’interno del parco, avrebbe comportato uno scenario «da G8» che la città di Bologna non vuole.
Il Comitato Besta, che esattamente un anno fa aveva cominciato la lotta, ha festeggiato la vittoria nella giornata di sabato, durante la quale aveva già in programma una due giorni con comitati giunti al Don Bosco da diverse parti d’Italia.

«È sicuramente una vittoria – afferma ai nostri microfoni Panzacchi – il parco è salvo. Ora vorremmo anche che le attuali scuole Besta vengano recuperate per tutti i vantaggi che presentano ed è per questo che saremo ancora lì a pressare».
Il portavoce sottolinea che i cittadini che si sono mobilitati, anche con composizioni diverse, sono riusciti a mettere al centro un tema, fino a giungere alla vittoria della battaglia per salvaguardare il parco. E proprio sulla composizione della lotta c’è chi ha reagito all’annuncio di Lepore sostenendo che il sindaco fosse ostaggio dei centri sociali. «C’è sempre chi cerca di contrapporre, dividere e immaginarsi che dentro vi sia il male che si annida per contaminare il bene – sottolinea il portavoce del Comitato Besta – In realtà lo sforzo fatto è stato composito, di tante anime, ma la forza del comitato è stata la presenza fortissima di tante persone».

E ora che le bocce sono ferme, Panzacchi ci tiene anche a sfatare alcune cose che sono state dette sulla protesta: «Noi non abbiamo occupato il parco, lo abbiamo presidiato – osserva il portavoce – perché il parco ha continuato a essere di tutti i cittadini. Se poi qualcuno non voleva passare perché aveva pregiudizi, è un altro discorso».
E proprio il presidio, la presenza costante e determinata, è stata, secondo Panzacchi, il cuore della lotta che ha permesso di accendere i riflettori sulla vicenda e di arrivare fino alla vittoria. Una tenacia che è anche stata capace di rompere il muro che si era registrato durante le trattative, quando al comitato era stato detto che non c’erano alternative.

«Il tema non è mai stato solo il parco – osserva Panzacchi – ma era: immaginiamoci un modo diverso di partecipare, immaginiamoci una città diversa, immaginiamo che il suolo vergine non debba essere più toccato e sia una condizione fondamentale da adesso in poi».
Ed è sempre all’immaginazione politica che il portavoce del Comitato Besta fa appello per risolvere le questioni ancora aperte, prima fra tutte quella delle conseguenze legali che pendono sulla testa di attiviste e attivisti. «Sappiamo che queste vicende hanno sempre degli strascichi. Un dato che vorremmo fosse preso in considerazione e la politica ha un potere forte, quindi ci aspettiamo un’altrettanta lucidità e immaginazione nell’affrontare anche la soluzione di questi problemi».

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