«La ripartenza inizia dalle città», così Legambiente sta promuovendo la sua campagna itinerante “Clean cities” per sensibilizzare l’importanza del ruolo della città nell’adozione di modelli di mobilità sostenibili e in grado di favorire la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico. La campagna ha fatto tappa anche a Bologna, che dovrà affrontare grandi sfide, rese ancora più impegnative dalla crisi sanitaria.
Mobilità in Emilia-Romagna: buoni propositi, non sostenuti dai fatti
È la nuova direttrice di Legambiente Emilia-Romagna Paola Fagioli a sostenere la necessità di «mettere in luce il ruolo delle città come luoghi di cambiamento del nostro stile di vita da rendere più sostenibili possibile». In quest’anno di pandemia si sono dovute affrontare condizioni di vita nuove e dal punto di vista statale e regionale c’è stata una spinta verso la mobilità ecologica, attraverso cambiamenti apportati al codice stradale in favore delle biciclette e di un diverso modo di pensare gli spostamenti delle persone. Purtroppo, in seguito al primo lockdown, queste promettenti iniziative sembrano aver subito una frenata con misure opposte, quali incentivi al consumo e acquisto di mezzi privati.
Nella sua “Pagella della Città”, Legambiente fa una sintesi delle performance locali sui principali indicatori urbani relativi a ciclabilità, mobilità elettrica, sicurezza e inquinamento atmosferico. La città di Bologna è a conoscenza delle buone pratiche locali e regionali in merito ai temi citati, ma troppo spesso questi sembrano rimanere sulla carta.
Cosa è rimasto dei finanziamenti alla mobilità sostenibile? A livello regionale il Patto per il lavoro e per il clima pone degli obiettivi che non sono stati messi in pratica, tutt’altro. Mentre a livello regionale si parla chiaramente di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e di tagliare del 20% il traffico privato entro il 2025, l’Emilia-Romagna continua a sostenere realizzazioni di poli logistici lontani dalla rete ferroviaria e vicini a un casello autostradale, come quello di Altedo, in una chiara intenzione a incentivare gli spostamenti su gomma, più inquinanti.
«Per la mobilità regionale è necessario, invece, un adeguamento del sistema ferroviario anche con elettrificazione delle tratte ancora non elettrificate», ha osservato Fagioli. Di qui, la proposta di Legambiente, a dire il vero non nuova ma reiterata, di completare il Servizio Ferroviario Metropolitano, ma anche di prevedere per Bologna il limite dei 30 chilometri orari in tutta la città e di dare pari dignità nei percorsi cittadini per i ciclisti.
Tornando alla situazione complessiva dell’Emilia-Romagna, «dei 14 miliardi di investimenti messi in campo dalla Regione per il dopo-pandemia ce ne sono quattro su nuove autostrade e solo 500 milioni per la risistemazione delle infrastrutture esistenti», ha sottolineato la direttrice regionale di Legambiente.
«Quando parliamo di emissioni inquinanti dobbiamo anche intendere il traffico, i carburanti, le combustioni che stanno creando guasti al clima e le nostre città sono i luoghi dove si stanno addensando queste criticità», ha sottolineato il presidente del circolo di Bologna Claudio Dellucca.
Come riportato dai dati, nel 2021 a Bologna non ci sono ancora stati sforamenti di biossido di azoto, ma nel 2020 il limite limite annuale è stato superato. Il traffico privato ha inciso molto, con il frequente passaggio di mezzi pesanti. Da qui la necessità di puntare le priorità su mobilità pubblica, condivisione dei mezzi e adeguamenti privati e pubblici.
Nonostante la mancata ripresa di questi obiettivi a livello locale e regionale, la nuova campagna di Legambiente continuerà a puntare l’attenzione su politiche di mobilità, sicurezza, qualità dell’aria, transizione energetica, lotta al cambiamento climatico per rendere le città più pulite e ripartire da queste per costruire misure di mobilità sostenibile a livello nazionale.
Vittoria Torsello
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