Il Tribunale di Rovigo ha condannato in primo grado gli ex ad Franco Tatò e Paolo Scaroni per danni ambientali relativi alla centrale termoelettrica di Porto Tolle. Accertati i danni alla salute e l’assenza di autorizzazioni. Gli ambientalisti: “Ora stop al carbone”.
Il Tribunale di Rovigo ha condannato, in primo grado di giudizio, gli ex ad di Enel Franco Tatò e Paolo Scaroni per i danni ambientali causati dalla centrale termoelettrica di Porto Tolle. 3 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici la pena inflitta ad entrambi. Assolto “per mancanza di elemento soggettivo”, l’attuale amministratore e direttore generale Fulvio Conti. Enel, inoltre, sarà chiamata a rifondere danni per 3,6 miliardi di euro.
La sentenza certifica che la centrale di Porto Tolle ha continuato a funzionare in mancanza delle autorizzazioni ambientali, causando gravi danni alla salute della popolazione residente e all’ambiente. In particolare sembra acclarato il nesso tra le emissioni della centrale e l’aumento di patologie nella popolazione locale, come pure l’impatto sul fragile ecosistema del Delta del Po che ospita l’impianto.
Scaroni si dice estraneo ai fatti e ha annunciato che farà ricorso, mentre esultano le associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente, Italia Nostra e Wwf) che si erano costituite parte civile nel processo.
In particolare, gli ecologisti ricordano che Enel era già stata condannata per la centrale di Porto Tolle in due processi precedenti e ora auspicano che l’azienda abbandoni l’idea di riconvertire la centrale a carbone.
Dopo il sequestro della Tirreno Power a Vado Ligure, dunque, prosegue la battaglia giudiziaria contro l’inquinamento delle centrali. Chi da anni denuncia l’inquinamento e i problemi alla salute, oltre alla cronaca, ora potrebbe sperare in una sponda politica.
La Commissione VIA del Ministero per l’Ambiente, infatti, ha nuovamente bocciato la proposta di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle.